21 - Arthur - Bee Wings

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Non so bene come sono arrivato in ufficio. Diciamoci la verità, da quando la conosco è andato tutto a puttane. La mia intera, solida esistenza. Sono diventato uno spiantato con un matrimonio fallito alle spalle. Mia figlia mi manca terribilmente. Provo a chiamarla dalla macchina ma la madre non vuole che le parli. È incazzata nera, mi dice che sa di Willimson, ma quello che non capisce, è come posso permettermelo visto che sono un poveraccio. La liquido quasi subito, sono stanco oggi delle persone che mi urlano contro, dei ricatti, persino di lei, di Tess e di me. Di questi equilibri che non capisco. La mia vita è andata dritta all'inferno da quando l'ho vista quel pomeriggio accucciata a casa mia. E se ripendo al bacio di oggi, quel bacio che lei ha ricambiato, perché lo ha fatto, la rabbia sale di nuovo. Ha ubbidito a Glenn come se fosse uno stupido fantoccio. La mia guida con questa macchina del cazzo assomiglia alla mia vecchia guida, taglio i semafori, me ne frego delle norme civili, della mia sicurezza. A chi interessa di me a questo punto? La maledico questa Tess che prima sembra una ragazzina provocante, poi una donna d'affari, poi una martire e ora cosa? Una specie di mantenuta. Ecco cosa, come Anne. Tanto valeva tenermi lei, almeno avrei avuto anche mia figlia.

Ma chi sei davvero? Eh? Ammettilo che non ho mai finto come fai tu, cara Lentiggini. Siamo sicuri che sia davvero io lo stronzo in tutto questo?

Vado dritto in ufficio. Un luogo che mi sembra del tutto estraneo. Ho in mente solo mia figlia, non permetto che quello che mi ha detto Glenn si infili tra i miei pensieri.

<<Ciao Arthur, tutto bene?>>

Louis mi dà una pacca sulla spalla.

<<Non hai detto che non venivi?>>

<<Si, ma ... alla fine ce l'ho fatta. Il lavoro prima di tutto.>>

<<Bene, a proposito. Ottimo lavoro con l'ultimo trattamento che avete provato. Stephanie è su di giri. Pare che abbiano fatto dei test, è proprio quello che cercavamo. Non è ancora a prova di cicloni e uragani ma manca davvero poco.>>

<<Dov'è Stephanie? >>

<<Di sotto.>>

<<Ok.>>

Attraverso i corridoi labirintici, servirebbe una mappa. E quando sto per svoltare vado addosso a Sebastian.

Cazzo. Ci mancava solo questo.

Mi guarda. Ha un aspetto orrendo. È come guardarsi allo specchio. Un altro poveraccio passato sotto l'uragano Lentiggini. Altro che Katrina, altro che trattamenti del cazzo. Io e lui non abbiamo retto all'urto.

Stavolta sono io che tento di divincolarmi. Non lo saluto e provo a tirare dritto, ma lui mi raggiunge subito.

<<L'hai vista, vero? Non mi risponde al telefono, la provo a contattare da mesi.>>

<<Ma cosa vuoi da me? Prima me la porti via poi ti serve il mio aiuto.>>

Oddio. Devo resistere. Vorrei solo prendermela con qualcuno. Vorrei solo poter usare liberamente tutti i trucchetti che conoscevo prima. Tipo ...prenderlo a cazzotti ancora una volta.

<<Arthur. Tu non lo sai cosa...>>

<<No, non lo so. Non lo so e non lo voglio sapere!>>

<<Non avrei dovuto mentirti. Non dovevo dirti che eravamo sposati, l'ho fatto solo per evitare che tu arrivassi da lei prima di me. Ho giocato sporco, e mi dispiace. Ma Glenn la tiene sotto scacco. Non può fare nulla, da quando è arrivato quella sera lei è diventata un'altra.>>

<<Quale sera?>>

Di cosa sta parlando?

<<Lascia perdere. Comunque non credo le faccia bene avere a che fare con lui. Ho visto quello che ha fatto con te al college e ...>>

<<Tess sta con lui perché ci vuole stare, non la obbliga nessuno. E sta bene, mai stata meglio, fidati.>>

Sebastian fa un passo indietro.

<<Ok, va bene. D'accordo. Ci si vede in giro, allora.>>

E scappa prima che possa chiedergli ancora a cosa si riferiva. Inizio a scendere le scale e ad ogni gradino un'immagine di Tess mi scoppia nel cervello. Il suo vestito, l'ape, il sole, il suo sapore, le mani sul mio petto, la stoffa leggera delle sue mutandine blu, la mia eccitazione.

Non volendo mi eccito ancora al pensiero. Mi comanda a distanza come se avesse un controllo remoto. Ma voglio liberarmi di tutto questo. Non ne posso più di vivere in questo modo, mi sento un miserabile.

<<Arthur.>>

Stefanie mi viene incontro, ha i capelli scuri legati in uno chignon e gli occhiali dalla montatura pesante. Oggi pomeriggio la sua presenza mi sembra davvero rassicurante. Abbiamo passato gli ultimi tre anni gomito a gomito. È una donna intelligente, valida. Ha una cartellina in mano con dei grafici sulla resistenza del faggio dopo il trattamento.

<<Che brutta faccia che hai! Che ti è successo?>>

<< Esci con me stasera?>>

<<Ma ieri...>>

<<Sono cambiate molte cose. Allora?>>

<<Si, ci esco con te.>>

<<Fantastico.>>

<<Sei sicuro di stare bene?>>

<<Sto alla grande.>>

<<Fammi vedere quel grafico, avvicinati. Non mangio mica.>>

Tutta la sicurezza sfrontata di Stephanie è evaporata di fronte alla sorpresa del mio invito. Si avvicina e mi porge la cartellina ma io la sbircio da sopra la sua spalla, poi mi avvicino in maniera sfacciata, imbarazzandola.

La tratterò bene, decido. Farò le cose come vanno fatte, e magari col tempo...

E mentre lo penso nella mia testa le ali di un'ape sbattono veloci e le fronde della quercia si muovono sopra le nostre teste.

"Hai sempre confuso il sesso, con l'amore" mi ha detto. Perfetto, cara la mia Tess, non farò lo stesso errore due volte.

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