22 - Tess - Flashing Lights

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<< Brava, Tess

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<< Brava, Tess.>>

La voce di Glenn graffia, è bassa. Mi fa di nuovo pensare ad un serpente velenoso, come all'inizio. Sembra che gli ultimi tre anni siano stati cancellati all'improvviso. È tutto terribilmente estraneo. Tento di rimettere i tasselli al loro posto. Di immaginare di nuovo Glenn quella sera che mi tiene la mano, che mi stringe. Nonostante tutto quello che mi aveva fatto, nonostante in fondo Glenn abbia in parte causato quello che è successo, quella sera lui era la mia ultima possibilità di salvarci. Alla fine invece non si è salvato nessuno.

Le sue dita mi percorrono la spalla, lentamente. C'è un'enorme differenza rispetto alla sera prima. Stavolta non c'è nessun rispetto nel suo tocco, non c'è paura. Tutto in Glenn si è cristallizzato di nuovo, e so esattamente cosa significa. Mi slaccia il reggiseno che io continuo a tenere fermo, con le mani, sul seno. Sono ancora voltata verso la porta, è chiusa a chiave. Lo so, lo fa sempre, è una sua mania.

Fa un po' freddo.

<<Non dirmi che ti vergogni.>>

Me lo dice in un soffio, cattivo, esigente. Mi sta sfidando. Questa parte di lui la conosco bene.

Scuoto la testa.

<<Ah, bene.>>

Mi dice, ma non mi crede. Ha sempre un costante bisogno di rassicurazioni Glenn.

Si avvicina all'elastico delle mutandine e lo tira verso di sé, poi lo rilascia.

Trattengo il respiro.

<<Ti dà fastidio quello che sto facendo, Tess?>>

<<N-no.>>

Dico. No, posso sopportare tutto ormai, dopo quella sera, dopo tutte quelle mani estranee che mi frugavano in quell'ospedale sperduto nel mezzo del nulla. Tutto questo è solo un gioco al confronto, non mi interessa più.

<<Lo volevi oggi, Tess? Desideravi lui? O pensavi a me?>>

<<Pensavo a te.>>

E mentre lo dico so che è una bugia.

<<E a cosa pensavi?>>

Di nuovo tira l'orlo delle mutandine verso di lui e l'altra mano me la deposita sul fianco.

Sento dai suoi gesti che vorrebbe solo farmi male, prendersela con me per quello che ha visto, sfogare tutta la sua delusione. E decido che mi presterò a tutto questo, diventerò lo strumento che lo aiuterà. Non mi interessa del mio corpo, ora che è vuoto, non ho più nulla da conservare, da lasciare integro. Può prendersi tutto.

<<Hai un bel culo. >>

Mi soppesa con terribile onestà, come l'ho visto fare durante le infinite sessioni di shopping che facciamo insieme, dove fa tremila domande sulla qualità di un capo prima di acquistare. Tento di concentrarmi su qualcosa che mi piace fare ultimamente, sulle passeggiate in giardino, ma cambio subito tattica. L'unica cosa che mi viene in mente è la ruvidezza del tronco sul quale ero appoggiata, l'eccitazione di Arthur e le fronde della quercia. Ha di nuovo contaminato la mia vita.

Stringo gli occhi e non dico niente, ma respiro più veloce.

Mi passa una mano sui glutei, li stringe, sicuro, facendomi male.

<<Ahia.>>

<<Mi basta che senti qualcosa Tess. È l'indifferenza che non posso sopportare. E se non può essere amore, vedrò di farmi bastare il dolore. >>

Come può essersi tutto capovolto da ieri?

<<Sai cosa mi ha detto Arthur prima di andare via?>>

Non rispondo.

<<Ti interessa saperlo?>>

Di nuovo non rispondo.

<<Te lo dico lo stesso.>>

Mi stringe una gamba così forte che credo mi lascerà un livido.

<<Ah.>>

<< Mi ha detto com'era stare dentro di te. Sai, chiacchiere da uomini, Tess. Penso che lui sia poco affidabile in generale. Ma quando parla di donne, mi fido, ne ha avute così tante, che devi proprio valere tutto il tempo che ho perso con te.>>

Il tempo che ha perso con me.

Mi volto. Non sono pronta a quello che mi trovo di fronte. Non c'è nessun punto d'aggancio stasera in lui. È completamente indifferente, è cattivo, pericoloso. Di nuovo tento di pensare al tempo che abbiamo passato insieme abbracciati, alle nostre conversazioni pacate, alle sue manie. Lo scegliermi i vestiti, dirmi come devo truccarmi, comportarmi. I nostri codici durante le infinite feste a cui il rispetto dell'etichetta lo sottopone e la sua pazienza e gentilezza.

<<Togli le mani.>>

Mi comanda. Le allungo lungo i fianchi, il reggiseno blu cade a terra.

<<Perfetto, e ora basta solo che ti togli anche quell'espressione da povera martire sul viso e magari riesco anche ad eccitarmi.>>

<<Perché mi tratti in questa maniera?>>

<<Perché non hai avuto rispetto del mio cuore. Ecco perché, e allora io non ne avrò del tuo.>>

Scuoto la testa.

<<Non mi piace che mi tratti così.>>

Dico in una maniera che mi pare piuttosto ferma. Ma lui ride, una risata che ha solo lo scopo di mostrare i suoi denti dritti e bianchissimi, come quelli di un manichino.

<<Puoi sempre andartene, quella è la porta. L'unica cosa che mi chiedo è dove potresti andare esattamente. Da Olly? Con cui non parli da anni, da Sebastian che sarà giustamente un pò incazzato? O addirittura da lui? >>

Scuoto la testa. So che ha ragione. Potrei andare da mia madre... no, non potrei. Abbiamo litigato di brutto per via dell'università. Non ho più nessuno, solo lui.

<<Non voglio andarmene. Ma non voglio che la nostra prima volta sia...>>

<<Eppure se non sbaglio Arthur non ti ha chiesto il permesso oggi, no? E allora perché dovrei farlo io?>>

<<Basta Glenn...>>

<<Hai ragione, sono stanco di tutte queste parole. >>

Si avvicina e mi tira giù le mutandine.

<<Spogliami, Tess. O devo insegnarti come si fa?>>

Mi avvicino e inizio a sbottonargli la camicia. Ogni volta la sua perfezione fisica mi stupisce. I suoi occhi non mi sono mai sembrati più chiari, sospira impaziente quando faccio per toglierla e finisce di spogliarsi da solo. Mi sbatte contro il muro forse volendo emulare il suo amico. E mi si struscia contro con sicurezza.

<< È questo che ti piace giusto?>>

Faccio l'errore di chiudere gli occhi.

<<Apri quegli occhi del cazzo, Tess. Guardami, perché sarò io a scoparti stasera e non lui. >>

Mi alza una gamba e la tiene sollevata. Lo sento farsi spazio dentro di me. All'inizio è solo un dolore sordo e poi, poi è solo fastidio.

<<Mi senti Tess? >>

I miei occhi sono nei suoi.

<<Si.>>

<<Si, Glenn>>

Mi suggerisce.

<<Si, Glenn.>>

Ripeto. Ma nella mia testa, anche con gli occhi aperti, sento chiaro il vibrare delle ali di un'ape, un ronzio insistente, fastidioso e rassicurante in tutto questo. Come la luce di un faro, che lampeggia nel buio più totale.

<<Ti amo, Tess.>>

TESSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora