64 - Glenn - The Smash

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Passo la notte insonne, non faccio altro che pensare alla piccola Tess

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Passo la notte insonne, non faccio altro che pensare alla piccola Tess. Reprimo la tentazione di andare a casa della madre, non servirebbe a niente. Ho deciso di rimanere qui, nella stanza da ragazzo che finora ho condiviso con lei. Ho guardato per tutto il tempo fuori dalla finestra alla ricerca di una spiegazione. Un motivo per cui sono quello che sono e non ho trovato nessuna risposta, niente che giustificasse il punto a cui sono arrivato. Mia madre ha sempre avuto ragione, anche prima che fingesse di stare peggio di quanto realmente stia. A cosa ho pensato tutto il tempo? La cosa più ovvia, che se persino tua madre ti mette i bastoni tra le ruote allora si è già nati sotto una cattiva stella e tanto vale smetterla di combattere contro i mulini a vento. Il mio problema maggiore non è tanto, diciamo, ecco - a voler usare una di quelle parole esageratamente sdolcinate -  il mio cuore. No, il mio cuore è il punto meno dolente in questa equazione, è il mio cervello il problema, la mia dannata mente. Sono sempre un passo avanti rispetto agli altri, riesco a prevedere le mosse delle persone attorno a me come potrebbe fare un uomo particolarmente dotato a poker. Una mano vale l'altra e ogni tanto mi tocca giocare per perdere. Non sta bene abusare di tutto questo, non sta bene tirare troppo i fili, ormai l'ho capito. Ho sempre saputo che la violenza non l'avrebbe legata a me, ho sempre saputo che gli schiaffi, i soprusi e la mia dominazione fisica erano solo un modo per affermarmi in maniera prepotente ma temporanea. E non era difficile immaginare, infine, che quei due si sarebbero ritrovati come due cani in calore. L'unico aspetto paradossale della vicenda, e me ne dovete dare atto, è che sono diventato io il loro collante, la molla che li ha spinti inesorabilmente l'uno verso l'altro. Ho subito percepito dall'imbarazzo di mia madre per quello che voleva fare, così come ho subito capito qual era l'intenzione, eccessivamente drammatica, lasciatemelo confessare, della mia piccola, sciocca Tess. Guardava quella finestra con tale disperato ardore che non era poi così complicato tirare le somme, non serviva neppure la mia capacità di precognizione. No, non bisognava essere me, per prevedere le sue intenzioni, era chiaro il suo sguardo. La ribellione dei codardi, la morte. Sebbene fossi tornato in camera pensando di non modificare la data del matrimonio, facendo credere a mia madre che lo avrei fatto, quando mi sono trovato di fronte quella scena ho capito che era il momento di farla scendere dalla mia barchetta e di restare l'unico al timone, al sicuro, tanto io non vado da nessuna parte, ma lei forse sì.

Mi trovo davanti la fotografa e Miguel, il sarto, che mi accarezza le pieghe del vestito, sorride, mi fa le congratulazioni. E io sorrido a mia volta, al riparo della mia bottiglia di vetro, finalmente. Mi domando solo: che senso ha avuto sperimentare tutto questo conoscendone dal principio l'esito? Quanti di voi, alla fine, siederebbero al tavolo da gioco se sapessero già che si tratta di una mano sfortunata? L'ho amata? Immagino che il desiderio sessuale e l'irrazionalità affettiva significhino questo, almeno secondo il senso comune. Quindi si, l'ho amata e forse la amo ancora. La amo come si amano le cose che non sono state create per noi e che continuano a sfuggirci dalle mani. In questo modo amo la piccola Tess. La amo senza sincronia, senza speranza, in maniera sbagliata e dannosa. Come qualcosa che non ero destinato ad avere. In fondo ho sempre saputo che sarebbe arrivato questo giorno. Spero solo che i segni che ha in faccia facciano male per un po', perché so che per lei non sono stato più consistente di un'ombra e che il mio ricordo le causerà molte meno sensazioni di quelle che vorrei. Si, la amo anche mentre mia madre si avvicina e mi sistema una cravatta che non servirà a niente, sposta il fiore appuntato, mi sorride.

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