38 - Arthur - What's good for the Goose is good for the Gander

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Dicono che la notte porti consiglio

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Dicono che la notte porti consiglio. Ma io non ho chiuso occhio, forse è per questo che mi sento così poco saggio. Non ho trovato il suo odore tra queste lenzuola e mi devo sforzare per non andare in cucina e dire a Rosa di lasciare tutto com'è, di non toccare le posate con cui ha mangiato e il suo bicchiere. Di non sistemare l'asciugamano stropicciato nel bagno. Come se fosse destinata a tornare qui per restare e potesse sentire lo stesso disappunto che provo io all'idea che qualcuno tocchi le sue cose. Le sue cose a casa mia.

<<Mi scusi, le ho lasciato il pranzo in frigo, ora sto andando in lavanderia. >>

<<Grazie Rosa.>>

Dico a una riluttante domestica che mi guarda di sottecchi sull'uscio della porta. Avrei dovuto chiuderla, accidenti.

<<Va tutto bene, signor. Rivera?>>

Mi dice col suo solito fare materno. E' la mia fatina silenziosa, Rosa.

<<Si, Rosa. Ci vediamo domani.>>

<<Perfetto.>>

Mi dice dubbiosa.

<<Ah, a proposito, la signora Rivera mi ha detto che avete deciso la data, le volevo fare i miei migliori auguri, ho lasciato un pensierino all'ingresso.>>

Non rispondo e la sento allontanarsi col suo passo lento e cadenzato. Mi ha sempre tranquillizzato sentirla girare per casa, è la mia roccia. Ma oggi sento solo fastidio per l'invasione dei miei spazi. Dovrei chiamare Mary Anne. Abbiamo appuntamento col fotografo. Ma non farò niente delle due cose. Mi trascino verso il bagno e mi preparo per andare al lavoro. Mentre annodo la cravatta controllo lo stato delle mie occhiaie. Ho un aspetto tragico. La droga e l'alcool non hanno allontanato il suo pensiero e nemmeno i miei propositi sbagliati. So che non va bene accanirmi contro di lei, a modo suo forse è innocente, non è colpa sua se ho il cuore a pezzi o se non mi ama. Eppure non ne sono convinto, voglio prendermela con lei, voglio spezzare anche il suo di cuore. Avrebbe dovuto ricambiarmi, avrebbe potuto aiutarmi. Invece mi ha spinto ancora più giù col suo corpo e i suoi gemiti e quelle stramaledette lentiggini. La sua vocetta infantile mi dà sui nervi. Non ho rispetto per quello che non posso avere e a quanto pare lei è fuori dalla mia portata. Digrigno i denti in una smorfia odiosa. Non mi sono fatto la barba e non me ne frega un cazzo.

Guido come un disperato, sorpasso la statale sentendo ogni pezzo di asfalto sotto al culo. Penso tutto il tempo che se andassi ora a sbattere contro il guardrail o tagliassi di netto una curva non ne sarei così dispiaciuto. Nella testa rimbomba inopportuno il suo modo di godere, la sensazione del suo seno sodo contro di me. Quei piccoli gemiti che mi fanno venire voglia di prenderla ancora e ancora, anche ora che la odio. Lei è stata creata apposta per me da un Dio molto crudele, che fa sì che io ne abbia un assaggio ma poi allontana il piatto. Oppure non è neppure colpa del destino, è solo di Tess, che a quanto pare si diverte a tormentarmi. Lo fa con me e lo fa con tutti. Magari si è già concessa agli altri, e Glenn lo sa, per tutto il tempo magari ha solo cercato di mettermi in guardia. E' solo lui che mi aiuta sempre. Solo che lo fa a modo suo. In passato lo ha fatto con la perdita della mia famiglia, sostituendola, ora lo farà con lei e sarò io a chiederglielo. Spero profondamente che se la umilierò, se lui farà quello che vuole con lei, lei perderà valore.

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