Prologo- Sweet Milton

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Sento il calore del sole sulla pelle, sto sognando un tempo felice, quella vacanza a Coral Harbor

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Sento il calore del sole sulla pelle, sto sognando un tempo felice, quella vacanza a Coral Harbor. Mi rivedo quattordicenne al campeggio di fronte alla spiaggia. Mio padre aveva pensato di affittare un bungalow. Sento l'afa di quel primo pomeriggio di Agosto, non riesco a leggere i miei fumetti della Marvel, fa davvero troppo caldo. Decido di andare verso la spiaggia ma si avvicina un temporale. Il boato dei fulmini squarcia il cielo. Il suono rimbalza sulla finestrella della mia piccola stanza e sbatte sui vetri.So che non è prudente, mio padre lo dice sempre. Ma io ho già quell'indole che mi caratterizzerà da uomo, quell'ostinazione cieca che sarà la mia rovina.

Arrivo alla spiaggia, è uno spettacolo meraviglioso, sento la sabbia tra le dita e poi i mie occhi intercettano qualcos' altro. Una macchia rossa contro lo sfondo blu e grigio. Mi avvicino e noto che è una bambina con un costume rosso, le mutandine hanno dei volants infantili. Avrà si e no cinque anni. Sta giocando sul bagnasciuga col secchiello. E' tutta presa a riempirlo e non si accorge delle onde che arrivano da lontano e del frastuono delle scariche elettriche sull'acqua. Mi avvicino di più, devo aiutarla, forse si è persa. Non si accorge della mia presenza, si gira, mi vede e si spaventa. Il secchiello cade e rovescia l'acqua. Il vento fortissimo le scompiglia i capelli biondi sul viso. Lei se li scosta con fare pratico.

<<Oh, no>>

Piagnucola guardando l'acqua sparire sulla riva già bagnata.

<<Che stai facendo? Non lo sai che è pericoloso stare qui?>>

Mi sono accucciato vicino a lei le mie mani sono insieme alle sue sul secchiello. Lei alza la testa e mi guarda. Gli occhi due biglie enormi di cioccolato al latte .Il naso è un bottoncino all'insù. E' piena di piccole lentiggini, e la sua bocca, quella bocca che amo così tanto si imbroncia. Sento un boato fortissimo abbattersi vicino a noi. I suoi singhiozzi aumentano, si alza in piedi e urla a pieni polmoni. Ma la voce ora è quella bassa di una giovane donna e rimbomba nel cielo grigio, un'enorme cassa di risonanza del suo dolore.

<< Che mi hai fatto? Perché? Perché non mi hai protetta?>>

Un altro fulmine. Stavolta più vicino.

Oh no. Tess.

Mi sveglio con la sensazione che il cuore possa uscirmi dal petto. Un raggio di sole si riflette sul mio braccio. Rosa ha dimenticato di nuovo di chiudere le tapparelle. Maledizione. Sa quanto odio che entri anche il più piccolo spiraglio di luce mentre dormo. Fa freddo per essere Giugno. Mi metto seduto e mi passo una mano tra i capelli. Sono nudo. Afferro un paio di slip che trovo sulla sedia vicino al letto. E poi mi preparo un caffè. Inserisco la cialda e premo il pulsante. Ma la brutta sensazione del sogno non accenna a scomparire. Io non credo nelle premonizioni. Mi dico che sono tutte stronzate. Sovrappensiero afferro la tazzina, è bollente. Impreco.

Decido di ignorare anche  il martellare del mio cuore. Mi siedo di fronte al mac e controllo le mail seguendo una routine consolidata. Ma il sangue si ghiaccia nelle vene quando leggo il suo nome. Mi viene la nausea.

Cosa ho fatto? Dove sei ora?

Da: Glenn Welsh

A: Arthur Rivera  

Oggetto: Sweet Milton                                                

15 Giugno 2017    ore: 7:07

Che ti avevo detto amico, mio? Non c'è vero divertimento, se non possiamo goderne insieme.

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