2. Morte

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Simone emise un suono a metà tra un urlo e un rantolo. «Cosa vuole adesso?» disse stridulo.

La donna, una mano ancora appoggiata al cofano, sollevò l'altro braccio e lo tese in direzione di Claudio. Nel farlo perse l'equilibrio e Claudio la vide sparire dietro al muso dell'auto.

Il primo istinto di Claudio fu quello di uscire dall'abitacolo per vedere cosa fosse successo: era svenuta? Aveva avuto un malore? La carnagione cadaverica non la faceva apparire molto in salute. Ma non appena mise la mano sulla maniglia per aprire e scendere, Simone gli afferrò il braccio.

«Cosa vuoi fare?!» gridò. «Non uscire, Cla'. Non andare!» Sembrava terrorizzato. Claudio, dal canto suo, passato lo spavento iniziale nel vederla apparire come dal nulla, ora si sentiva più freddo e calmo. Ma non completamente: c'era qualcosa, in quella donna, nonostante il suo aspetto ridicolo e la corporatura gracile, che lo inquietava.

Ricordava ancora perfettamente il suo primo e ultimo incontro con Maga Magò (era così che la chiamava Simone, anche se fisicamente era più calzante il soprannome che aveva inventato Tiziano: Sibylla Cooman, come l'indovina di Harry Potter). Claudio aveva da poco compiuto quindici anni. In bici, di ritorno a casa da un allenamento, davanti al vialetto di casa, era apparsa all'improvviso. L'aveva riconosciuta all'istante dai racconti di Simone, racconti assurdi che parlavano di desideri e magia, a cui Claudio inizialmente non aveva creduto. All'epoca pensava che l'amico fosse impazzito, che avesse bisogno di uno psichiatra. Poi, due anni dopo, la stessa cosa era successa anche a Tiziano, e le prove erano state troppo schiaccianti: aveva dovuto arrendersi e crederci: la magia esisteva davvero.

Ma qualche parte inconscia del suo cervello doveva averci creduto da subito, sin dal primo racconto di Simone, perché la sola visione di quella donna l'aveva mandato nel panico. Lei aveva cominciato a farfugliare cose strane, su torti subiti, errori, rimedi, spiriti e poteri, Claudio aveva abbandonato la bici sul vialetto, senza nemmeno legarla, era scappato e si era chiuso a chiave in casa, cercando, mentre fuggiva, di non ascoltare nemmeno una parola di quello che la sciroccata gli stava urlando.

Quando, dopo qualche ora, aveva avuto il coraggio di rimettere il naso fuori casa, la donna era sparita.

Non l'aveva mai più incontrata.

Fino a quel momento.

«Devo uscì! È caduta! Se le fosse venuto un infarto?»

«È pieno di gente, nel parcheggio» bisbigliò Simone. «Lasciamo che se ne occupi qualcun altro...»

In effetti, già diverse persone si stavano avvicinando con aria preoccupata alla loro auto.

Claudio non attese oltre: si liberò dalla stretta dell'amico e scese, sbattendo la portiera dietro di sé per non dover ascoltare le grida terrorizzate del ragazzo.

Una donna sui cinquanta fu la prima a raggiungere la strega, mentre Claudio accorreva. «Signora, si sente bene!?»

«Ha avuto un malore?» chiese un uomo che si stava avvicinando di corsa.

La strega rispose con voce flebile, alla donna che stava sventolando una mano davanti al suo viso: «Lasciami... devo parlare col cerusico...» Sollevò il suo braccio ossuto e indicò Claudio. «Devo parlare con lui!»

«Che cazzo sarei io?» Claudio era in piedi, davanti a lei, in mezzo a una piccola folla di persone.

«C'è un medico?» chiese qualcuno. La parola attivò un collegamento nella mente di Claudio: cerusico era un termine vetusto che significava medico, più o meno.

Claudio si chinò sulla donna. Era stesa a terra, con gli occhi chiusi. Il borsello che portava legato in vita le si era slacciato, con la caduta, si era aperto e ne erano scivolati fuori oggetti e foglietti a cui però Claudio non prestò troppa attenzione.

La strega sembrava esausta. La sua pelle era uniformemente coperta da uno strato di sudore viscido. Claudio le toccò la fronte con la mano: era gelida. «Sono d'accordo: lei ha bisogno di un medico. Ma io ancora non lo sono.» Raggiunse il cellulare nella propria tasca, ma venne fermato da una stretta inaspettatamente forte all'avambraccio. La mano, a differenza della fronte, era incandescente.

Come cazzo è possibile? pensò Claudio.

La donna ora lo guardava, con aria disperata. «Claudio, sei in pericolo! Sei in pericolo per colpa mia!»

Sa il mio nome!

La donna aprì di nuovo la bocca, e le parole sembravano uscire a stento. I suoi occhi si rovesciarono all'indietro e dalla sua gola uscì un lungo gemito di sofferenza. «Non voglio morire! Ho paura! Mi devi salvare, Claudio... Tu! Tu e nessun altro! Io so che ce la puoi fare...» Ansimò.

Io e nessun altro?
Sta delirando...

Claudio le diede qualche schiaffetto al viso. «Cosa vuole da me? In pericolo in che senso?» le chiese. Poi, rivolto alla donna che poco prima si era chinata lì accanto: «Le prenda le gambe dalle caviglie e le sollevi verso l'alto.»

«No!» disse la strega con voce sorprendentemente potente. «Via! Allontanatevi tutti!»

I presenti fecero diversi passi indietro, intimoriti, e la strega sembrò spossata dallo sforzo vocale. Prese un respiro. «Salvami, Claudio. E salvando me io salverò te. Se non dalla persecuzione, almeno dal mio destino.»

Sta delirando. È impazzita.

La donna gli prese la mano e Claudio avvertì una specie di scossa. No, più che una scossa sembrava una puntura. Poi, compiendo uno sforzo che parve a Claudio sovrumano, lei si alzò a sedere e gli parlò all'orecchio: «Dimentica tutto ciò che sto per dire...»

Claudio, d'improvviso, si sentì confuso. Disorientato. La donna gli mise in mano qualcosa e pronunciò parole nelle sue orecchie. Parole che si scioglievano nel suo cervello pochi istanti dopo esser state dette. Ciò che restava erano le sensazioni: cantilene vocali, tocchi, bagliori rosati, fiato vibrante che gli usciva dalla bocca, e una visione di tremenda bellezza, un castello di prismi colorati pulsante di vita che si dissolse nelle sue mani davanti ai suoi occhi, mentre la donna diceva: «E questo ricordalo, ricordalo sempre: omnia vincit amor!»

L'ultima cosa fu la lamiera fredda della R4. Claudio la stava toccando con una mano, quando si accorse che con l'altra stava reggendo il busto della strega.

Pesava.

La sua testa era rovesciata all'indietro.

«Cla'? Che succede?» la voce titubante che lo importunava era quella di Simone, che aveva inaspettatamente avuto il coraggio di scendere dalla macchina e ora lo fissava, insieme al capannello di dieci o dodici persone che si era radunato lì.

Claudio tornò a rivolgere le sue attenzioni alla donna.

«È svenuta» disse, tra sé.

«Ma è Barazzutti quello?» mormorò qualcuno tra la folla.

Claudio non rispose, lo ignorò. Perché ebbe improvvisamente una terribile consapevolezza. Prese il polso alla donna. E non sentì nulla. «Merda!» Stese delicatamente ma rapidamente il suo busto a terra.

«Che cazzo succede Cla'?» disse Simone in tono preoccupato.

Claudio cercò disperatamente un segno di vita nel corpo della donna, posò l'orecchio sul suo petto, davanti al suo naso, le dita sulla giugulare, ma non si sentiva niente.

Niente.

«Non è svenuta» disse con orrore. «È morta!»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora