31 dicembre
«Simo, ma cosa ti prende?» disse il ragazzo che sembrava Marco.
«Stai fermo!» Simone allungò un piede per avvicinare a sé il proprio cellulare caduto a terra, ma non ci riuscì, perché suo padre gli fu addosso. «Lo so io cosa gli prende. Ha bevuto!» sputò fuori puntandogli un dito in faccia.
Quell'accusa fece riprendere a Simone un po' di coraggio. Quel tanto che bastava a rispondere e rialzarsi in piedi.
«Sono sobrio» disse seccamente al padre, spostandogli gentilmente il dito. Poi raccolse il cellulare. Guardò l'immagine registrata dai propri occhiali.
L'immagine che appariva era quella di Marco.
Ma non era sicuro al cento per cento della propria teoria sulle illusioni e gli artefatti. Non era certo che quello fosse davvero Marco.
«Simo, scusa, ma... dovevo parlarti...» L'atteggiamento di quel ragazzo era timido, titubante. Ma poteva essere una recita.
Avrebbe indagato in privato. In camera sua. Simone lo prese per un braccio e lo trascinò, non tanto cerimoniosamente, su per le scale, col padre che li guardava perplesso.
«Attento! Ho i punti in pancia!» piagnucolò il ragazzo che sembrava Marco.
«E quand'è che saresti uscito dall'ospedale?» lo interrogò sospettoso Simone.
«Mi hanno tenuto solo due giorni, non era una ferita profonda... ahi, Simo, fai piano!»
«Scusa. Vieni con me. Chiudiamoci in camera. Dobbiamo parlare.»
Simone lo spinse dentro la propria camera. Si tolse gli occhiali e li appoggiò sulla scrivania.
«Simo... scusa...» sussurrò l'altro. «So che mi avevi detto di non cercarti, ma non ce la facevo più...» Aveva gli occhi lucidi.
È questo quello che gli ha detto il bastardo? Si stupì a pensare. Voleva tenerci lontani?
Poi si ammonì: non era ancora certo che quello fosse Marco. L'aveva portato in camera per indagare.
«Stai zitto un attimo» disse Simone. «Non posso fidarmi di te.»
Marco fece un'espressione corrucciata, quasi disperata: «Te lo giuro, Simo, non farei mai niente per metterti in pericolo. Ti prego, non mandarmi via!» Sembrava spaventato, e sul punto di mettersi a piangere.
Simone avvertì una stretta di commozione allo stomaco.
No. Non farti ingannare! Potrebbe essere il bastardo!
«Ascoltami un attimo!» sbottò Simone. «Io non so se sei davvero tu. Se sei davvero Marco.»
Marco aggrottò le sopracciglia. «In... in che senso?»
«Potresti essere un illusionista. Un mago. E aver preso l'aspetto di Marco con un incantesimo.»
«No! Simo! Ti giuro, sono io!»
«Se fossi l'illusionista mi diresti esattamente le stesse cose.»
Marco si morse un labbro, pensoso. «Come posso provarti che sono io?»
«E poi... ora che ci penso, che cazzo ci fai qui a Roma? Il giorno di fine anno?» lo incalzò Simone.
«Non ce la facevo più...» L'espressione di Marco si fece disperata. «Ho fatto una pazzia, una cazzata, lo so. Ho comprato un biglietto del treno e sono venuto giù e...»
«E come cazzo hai fatto a sapere dove abito?»
«C'è il nome di tuo padre, sulla tua Wikipedia, l'ho cercato sull'elenco... Scusa, mi rendo conto che sto facendo la figura dello stalker, ma volevo... era l'unico modo che avevo per sorprenderti di persona, visto che al telefono mi tratti sempre male e mi dici di non...»
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L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]
FantasiaLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Claudio. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, v...