78. Una sottile, penetrante inquietudine

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20 dicembre

Marco aveva ancora le occhiaie.

E i capelli spettinati. Quello, ancor più delle occhiaie, era segno che qualcosa non andava.

Ma perché me dovrebbe fregà quarcosa de come sta? Si chiese Claudio.

Scrollò la testa e rivolse le sue attenzioni a Struff, che si stava avvicinando a lui sorridendo: Claudio si stava reidratando con un integratore, a bordocampo.

«Sei migliorato un casino, dall'inizio dell'anno...» disse Struff, col suo marcato accento tedesco, che a Claudio fece venire in mente Simone e la sequela di parole tedesche a casaccio che gli aveva sputato addosso quel giorno, fuori dalla Sala Borsa.

«Mi sono impegnato un casino» ribatté Claudio, cercando di levarsi dalla testa i brutti ricordi.

«Lo pensa anche Lajovic, sai? Non te lo dice, ma lo pensa.»

«Lo so che lo pensa. Se non lo pensasse non mi farebbe giocare titolare ogni domenica.»

Struff sorrise. «Sei sicuro di te...»

«Certe cose non serve dirle. Io so' uguale a Lajovic, da questo punto di vista. Fatti e non parole. I complimenti nun me servono. Il fatto che sia diventato titolare, nonostante mi odi perché so' frocio, quello è il complimento migliore che potesse farmi.»

Struff incrociò le braccia, continuando a sorridere. «Quindi preferisci che non te li faccio più, i complimenti?»

Claudio posò la bottiglia di integratore sulla panchina. «Non ho detto che non mi facciano piacere anche i complimenti vocali...» Accennò un sorriso anche lui. Fece un passo per rientrare in campo, ma Struff lo fermò. «Claudio, posso farti una domanda?»

Claudio sbuffò. «Spara.»

«Perché ci tieni così tanto, alla partita con la Lazio?»

Claudio si sentì per un attimo messo a nudo. Cercò di non darlo a vedere. «Te sembra strano che ce tengo? A me me sembrerebbe strano er contrario! È l'unica occasione che avrò in vita mia pe' giocà allo Stadio Olimpico contro la mia rivale storica. Ce mancherebbe che nun so' infojato duro!» Indicò i compagni in campo. «E rivalità a parte, tutti ce tenemo. Guarda quello sfaticato de Raul che s'è persino messo a dieta...»

«Quello lo fa perché si vergogna di tutte le prese in giro che gli sono arrivate sui social...»

«Va be', rimane il fatto che ci teniamo tutti.»

«Tu più degli altri» insisté Struff.

«Perché so' romanista.»

«Solo per quello?»

«Cosa stai insinuando?» chiese Claudio, spazientito.

Struff strinse le labbra. «Girano voci, tra gli addetti ai lavori...»

Tiziano.
Lo sanno tutti.
Si sa, ma non si dice, sempre la stessa storia...

«Quali sarebbero queste voci?» chiese Claudio, senza voler sentire davvero la risposta.

«Se sono vere le sai...»

Claudio chiuse per un attimo gli occhi. Si trattenne dal mandare l'allenatore, i famigerati addetti ai lavori e tutto il resto del mondo a 'fanculo. «Se c'è 'na cosa che odio, so' i discorsetti a metà. Dimme esplicitamente quello che me voi dì.»

Struff fece un'espressione preoccupata. «Voglio solo darti un consiglio: non lasciarti prendere dall'emozione. Qualsiasi emozione. Positiva, negativa. Qualsiasi.»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora