«Claudio...»
Nello stadio risuonavano ancora le note de I giardini di marzo, la canzone di Battisti che concludeva tutte le partite casalinghe della Lazio. Claudio stava abbracciando Gus (sarebbe stato più corretto dire: si stava facendo abbracciare)(sarebbe stato più corretto dire: stritolare), quando sentì la voce di Tiziano alle sue spalle. Solo sentirlo gli causò un brivido, che gli percorse la spina dorsale dal basso all'alto e gli fece venire la pelle d'oca alla base della nuca.
«Oh, Camporese! Ciò, me lo fai un autografo dopo? Posso fare un selfie con te? Sono un tuo grandissimo ammiratore!» disse Gus.
Claudio si voltò. Lo vide.
Lo vide ridere e abbassare lo sguardo. «Se vuoi... sì, volentieri!»
Ignorò il suo stomaco che faceva una doppia capriola.
Fa il timido, lo stronzo.
Mo' Gus se ne va, e sottovoce me dirà qualche bastardata...«Complimenti per la partita, avete giocato benissimo» disse invece Tiziano.
Averci la faccia come il culo: la definizione vivente.
«Ah, questo complimento me lo porto in spogliatoio e lo appendo nell'armadietto» fu la frase con cui Gus si congedò.
Claudio aspettò che Gus si fosse allontanato, prima di parlare. «Che voi, Tizia'?»
C'erano le telecamere, non lo avrebbe mandato a 'fanculo in maniera intellegibile. Ma la voglia di farlo era tanta.
Tanto maggiore per il fatto che quel bastardo stava fingendo di essere ancora il vecchio se stesso.
«Che gol, che ci hai fatto! È stato... wow!» Tiziano sorrise.
Claudio per qualche secondo non reagì. Era senza parole. Fu indeciso se voltarsi e andarsene, o dirgli qualcosa, chiedergli il motivo del suo comportamento schizofrenico. Infine decise di parlare: «Ma con che faccia da culo me vieni a dì 'ste cose?»
Sottinteso: dopo tutto quello che mi hai fatto?
L'espressione di Tiziano si intristì. Sembrò quasi che ci fosse rimasto male, che non si aspettasse quella reazione da parte di Claudio. «Ho capito. Va bene. Io... in realtà sono venuto qui perché volevo chiederti una cosa, ma ho capito, non è il caso.»
«Quanti anni c'hai, Tizia'? Chiedime 'sta cosa e falla finita co' 'sta recitina, te prego.»
Tiziano prese un respiro. «Volevo... volevo sapere se avevi un'altra maglietta. Non questa, ovviamente, questa capisco se la vuoi tenere. Ma mi sarebbe piaciuto avere una maglietta col tuo nome, ecco.» La sua voce tremava.
Quella richiesta era strana.
Ma che... che cazzo...?
Claudio deglutì un groppo che stava iniziando a formarglisi in gola. «E che ce voi fa' co' la mia maglietta? La voi rompe in mille pezzi? La voi appende su un bersaglio e tirarje le freccette? Facce 'na macumba? Vaffanculo, Tizia', dopo quello che...»
Claudio non fece in tempo a finire la frase. Qualcuno lo afferrò alle spalle.
Vomitò un grido roco. Non riuscì a trattenerlo. Pure Tiziano gridò: sembrava esser stato colto anche lui di sorpresa, nonostante avesse certamente visto arrivare la persona che adesso stava trattenendo Claudio e gli stava rivolgendo la testa all'indietro.
Alla rovescia, vide un uomo. Un uomo altissimo, parecchio più alto di lui. Tutto, in lui, aveva la forma di un rettangolo: il viso, le spalle, le dita della mano che incombeva stranamente sulla testa di Claudio. Persino gli occhi sembravano due rettangoli. Erano neri come la pece, talmente scuri da non far distinguere la pupilla, e si fissarono in quelli di Claudio con un'intensità irresistibile.
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L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]
خيال (فانتازيا)La strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Claudio. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, v...