137. Diciassette anni

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Claudio rimase lì a guardarlo, continuando a tenerlo per le spalle, con il respiro che si faceva stretto in gola.

«A Liverpool?»

Tiziano annuì. «Sì. È tutto già fatto. Lo annunceranno ufficialmente fra tre giorni.»

«Wow... e t'hanno fatto giocà ieri?»

Tiziano fece una smorfia. «Tu non hai idea... ho litigato nell'ordine con Inzaghi, con Tare e con Lotito in persona.»

«E perché?»

«Per giocare! Perché ci tenevo da matti. Loro volevano farmi stare in panchina per non rischiare infortuni in una partita minore. Io li ho minacciati che se non mi facevano giocare facevo saltare tutto. Pensavano bluffassi, ma poi li ho convinti che facevo sul serio. L'avrei fatto, eh. L'avrei fatto davvero! Sarei rimasto qua alla Lazio a costo di farmi mettere fuori rosa.»

«Wanda Nara due la vendetta... Ma... a quanto ti vendono?»

«Ottantacinque, più dieci di bonus.»

Claudio, che stava ancora stringendo Tiziano per le spalle, lo lasciò ritraendo rapidamente le mani verso di sé, come se scottasse. «Mecojoni. Meglio che nun te tocco che poi se me chiedono i danni me devo venne er culo.»

Tiziano rise.

«E tu quanto pigli?» gli chiese Claudio.

«Cinque virgola due milioni di sterline all'anno per quattro anni e mezzo. Ma se faccio bene Arturo vuole chiedere un rinnovo già l'anno prossimo.»

Claudio prese un gran respiro.

«Be', non è tantissimo di più dei quattro virgola tre milioni di euro che prendo qui alla Lazio.»

Tiziano parlava di quelle cifre con la massima nonchalance, come se stesse parlando di figurine Panini.

Capì, probabilmente, il turbamento di Claudio, perché aggiunse: «Lo sai che dei soldi non me n'è mai fregato niente... Non dargli tutto questo peso. Io non glielo do. Giocherei a calcio anche per due euro al mese.»

«Tizia', io piglio ventimila euro all'anno. Calcolando il cambio è circa trecento volte meno di quello che prendi tu. Trecento! Come posso non impressionarmi?»

«Prendevo già novecentomila euro all'anno, quando ci siamo lasciati... era una bella cifra, ma all'epoca non ti impressionava» ribatté Tiziano. C'era amarezza, nel suo tono di voce.

«Non ne parlavamo mai... Tu non folleggiavi. Il massimo di cambiamento che c'è stato nella nostra vita era che andavamo a magnà spesso ar ristorante e pagavi tu. E la vacanza a Parigi che poi non abbiamo mai fatto. Mo' te ritrovo dopo un anno e mezzo co' la Tesla S...»

«Guarda che non è una macchina costosissima, ho compagni di squadra con la Porsche, la Ferrari... Luca ha la Jaguar, addirittura!» disse sgranando gli occhi.

«Guarda che le Jaguar come classe di prezzo stamo lì co' la Tesla S, eh, o poco di più... ce ne sono diverse che costano pure meno.»

«Ma cosa dici? Gli è costata un casino, la sta ancora pagando! È la macchina di James Bond, presente?» 

Claudio si nascose gli occhi con una mano. «La macchina di James Bond è una Aston Martin, non una Jaguar...»

«Ah...» Lo sguardo di Tiziano si fece vacuo. Strinse le labbra e batté un pugno sulla mano. «La Aston Martin, hai ragione... Mi confondo sempre!»

Claudio sorrise e scosse la testa. «Du' anni in mezzo a 'na manica de ricconi coatti e non hai imparato niente. T'ho lasciato che nun ce capivi un cazzo de motori, te ritrovo che continui a non capirci un cazzo. Rendite conto che Marco er parrucchiere è più esperto de te! Marco er parrucchiere!»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora