Claudio aveva ancora il dildo in mano. Erano passati diversi secondi, e per diversi secondi aveva tenuto quel dildo rosa in mano, quasi ipnotizzato dall'assurdità della cosa.
Poi si riscosse. Tornò alla realtà e decise di improvvisare.
Si avvicinò ai cartelloni pubblicitari di bordocampo, gli spettatori del parterre erano piuttosto vicini, e gridò, con tutto il fiato che aveva nei polmoni, agitando il dildo verso di loro: «Quelli veri, me piacciono! Cor cazzo de Barbie giocace tu!»
Poi lanciò il dildo fuori dal campo.
Sentì una risata alle sue spalle. Si voltò e vide la faccia da teppista di Luca Nargiso a pochi metri da lui. «Finalmente te conosco» gli disse. «Dopo che ho sentito tanto parlà de te...»
Claudio lo guardò a muso duro. Sentito parlare da chi? Da Tiziano? Cosa sottintendeva quella frase? Era una provocazione?
Claudio non gli disse nulla, anche perché l'arbitro aveva già fischiato la ripresa del gioco.
La partita era una tortura. Il possesso della Lazio doveva aggirarsi intorno al novanta per cento. Non appena il Felsina recuperava il pallone, in due passaggi i giocatori della Lazio riuscivano a recuperarlo di nuovo.
E infatti non passò molto prima che segnassero. Un'azione inventata da Tiziano, portata avanti con una serie di scambi rapidi insieme a Nargiso e finalizzata proprio da lui.
«Daje rega', cazzo!» gridò Claudio, per incitare se stesso, prima ancora che i compagni.
Claudio, pochi minuti dopo riuscì a fare un primo tiro, servito da Raul, ma fu deviato da un difensore laziale in angolo.
Era un'occasione ghiotta, ma la sprecarono: Gus incoccò il cross di testa e la buttò fuori di parecchio.
Dopo pochi minuti fu la Lazio ad avere un corner: incredibile fosse solo il primo, con tutte le azioni di attacco che avevano già giocato.
Claudio, come faceva sempre, scese in difesa, dove la sua altezza poteva essere utile.
E Tiziano era lì. Lui era ambidestro, giocava bene con entrambi i piedi, ma essendo un mancino naturale il sinistro era il suo preferito. Tirava tutti gli angoli da destra. Da sinistra si alternava con un altro centrocampista.
Quando non li tirava lui, si appostava appena fuori dall'area.
«Lo tirano corto» gridò Claudio riconoscendo lo schema.
I compagni si posizionarono di conseguenza.
La palla viaggiò tra i piedi dei giocatori laziali a una velocità implausibile, agli occhi di Claudio.
Non se ne rese quasi conto, impegnato com'era a tenere sotto controllo il giocatore che stava marcando, ma Tiziano arrivò palla al piede a un passo da lui.
Claudio gli andò contro, in un tentativo credeva disperato e impossibile di rubargli palla. Non ci era mai riuscito, quando si allenavano insieme. Ci aveva provato forse un centinaio di volte, ma Tiziano era troppo agile e rapido.
Si scontrarono.
Ci fu un impatto tra i loro corpi e una gara di forza a chi restava in piedi. Tiziano gli diede le spalle per proteggere il pallone, ma Claudio lo bloccò, contrastandolo.
Tiziano non sarebbe caduto.
Lui non cade mai. Non si butta mai.
Claudio gli afferrò una spalla, il suo viso affondò nei capelli di Tiziano.
Sudore e shampo. Non aveva cambiato marca.
Cercando di non farsi sopraffare dalle sensazioni fisiche, Claudio continuò a contrastarlo, a tenergli testa, e infine riuscì a infilare la propria gamba tra quelle di Tiziano e allontanare il pallone dai suoi piedi. Tiziano emise un grugnito, mentre spingeva Claudio per non farlo avanzare, ma per Claudio fu incredibilmente semplice avere la meglio, raggiungere il pallone e spazzarlo via, mentre Tiziano ancora tentava di contrastarlo. Il calcio fece perdere l'equilibrio a Claudio, che cadde a terra, trascinando con sé Tiziano.
STAI LEGGENDO
L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]
FantasíaLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Claudio. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, v...