41. La persona più importante

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Claudio arrossiva talmente di rado che inizialmente non riuscì a capire cosa fosse la strana e improvvisa sensazione di calore che gli invase il volto.

Quando capì se ne vergognò e si sentì avvampare ancora di più.

Simone lo fissava col fiatone e la faccia sconvolta di chi si era appena reso conto di ciò che aveva detto.

Claudio riprese in pochi secondi controllo di sé e della situazione. Si frugò in tasca in cerca del portafogli, ne estrasse dieci euro e li lasciò sul tavolo. «Il resto mancia» disse al cameriere. Il bombolone e la spremuta giacevano sul tavolo praticamente intatti.

Poi raccolse il borsone da calcio, prese Simone per un braccio e lo trascinò fuori dal bar, cominciando ad avvertire solo in quel momento la calda sensazione di umido del caffè sulla felpa (era una felpa societaria, l'addetto ai kit lo avrebbe ucciso), e mille occhi puntati addosso.

Appena fuori, lasciò il braccio dell'amico, spingendolo verso il basso. «Ma che cazzo t'è pigliato? Te sembrano cazzate da sparà ad alta voce in un bar pieno de gente?»

Simone lo fissò per qualche secondo con un'espressione fiera e il mento puntato in alto. «Non era una cazzata. È la verità.»

Claudio si fece cogliere ancora una volta di sorpresa dalle parole di Simone, e rimase in silenzio.

È impazzito?
Che significa 'sta dichiarazione, mo'?

«Sei la persona più importante della mia vita.» Lo disse a bassa voce, stavolta, e c'era un velo di ineluttabilità, nel suo tono. Poi rimase a guardarlo, in silenzio, forse aspettandosi una risposta di qualche tipo.

Claudio sentì, come al suo solito, il bisogno di sdrammatizzare. Ridacchiò. «Da quanno sei diventato frocio hai cominciato a legge gli shojo manga? 'Ndo l'hai tirata fori 'sta melenseria?»

Le sopracciglia di Simone si inarcarono, la sua espressione era delusa, ora. «Quanto sai essere stronzo, Cla'» disse con voce dimessa.

Claudio sentì uno sgradevole groppo in gola. Lo inghiottì.

«Ti voglio bene, cazzo!» Simone schioccò la lingua. «Come se fosse la prima volta che te lo dico...»

Quello che ha detto prima è un po' diverso...

«Io non ho paura di parlare di sentimenti. A differenza tua, non penso di fare la figura del frocio, dicendo al mio migliore amico che...» Simone sospirò. «Tu sei sempre stato nella mia vita, da quando siamo piccoli. Sempre, nei momenti più brutti, in quelli belli. Quando ero un bambino rosicone ed egocentrico, tutte le volte in cui ho avuto problemi... Sempre. Sei davvero la persona più importante del mondo, per me. Non è una dichiarazione d'amore. O forse sì, in un certo senso, prendila come ti pare.»

Claudio rimase ancora in silenzio, col cuore che si faceva sempre più piccolo nel petto. Una sensazione che non gli piaceva.

«Ti voglio bene anch'io, Simone. Potresti rispondermi così, ti do un suggerimento» disse Simone, guardandolo con sarcasmo.

Quell'espressione di sfida gli sciolse finalmente la lingua. Claudio tirò un piccolo spintone all'amico, più scherzoso che aggressivo, e si incamminò per allontanarsi dal bar. «Eddaje Simo', lo sai benissimo che io so' 'n omo d'azione e non de parole.»

Simone lo seguì. «Sì, quante volte me l'hai detta 'sta cazzata? La verità è che ce fai tanto lo splendido che nun te vergogni de gnente, che tutti sanno che sei frocio e viva il gay pride e i capelli rosa per dare in culo ai merdosi omofobi, ma ti caghi sotto all'idea di fare la figura della checca sentimentale, di dire due paroline tanto semplici come ti voglio bene o ti amo.» Lo prese per la spalla, lo scosse, Claudio fu costretto a guardarlo. «Dì un po'... a Tiziano l'hai mai detto? Scommetto di no. Ci metto la mano sul fuoco.»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora