65. Novantacinque per cento

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Quando Marco arrivò, circa un'ora dopo, gli effetti psicotropi dell'alcol stavano finalmente cominciando a svanire.

Ma non quelli fisici. 

Simone non fece nemmeno in tempo a salutarlo, perché dovette correre, per la quinta volta nell'arco di un paio d'ore, in bagno.

Aveva bevuto troppo. Decisamente troppo. Non credeva di aver mai bevuto così tanto in vita sua. Era rimasto in uno stato confusionale praticamente costante per ventiquattr'ore di fila. E non si sentiva particolarmente lucido nemmeno in quel momento.

Il mal di testa iniziava a montare. E aveva la gola secca per la sete.

Finito in bagno, cominciò ad avvertire i morsi della fame.

Si rese conto solo in quel momento che era rimasto (più o meno) in piedi per tutto quel tempo solo con le calorie dell'alcol.

Quando uscì, trovò Marco che chiacchierava con Thomas, nella sala grande che faceva da salotto e cucina.

«Come va? Un po' meglio?» gli chiese Thomas.

Simone mulinò la mano. «'Na crema, guarda...»

«Perché non mi avevi detto che eri amico di Marco? Sai che giocavamo insieme nelle giovanili, qui a Modena?»

Simone accennò un sorrisetto.

«Soccia che faccia...» commentò Marco guardandolo.

«Tu hai cenato?» gli chiese Simone. «Che cazzo di ore sono?»

«Sì» rispose Marco.

«Sono le undici» disse Thomas.

«Oggi però ho giocato, ho ancora fame. Se ti fai una pasta ti tengo compagnia!» disse Marco in tono allegro.

Simone si passò una mano sul viso e strofinò gli occhi.

«Che cazzo c'è in dispensa?» disse, aprendo l'armadietto. Si stupì nel pensare di voler bere qualcosa, insieme alla cena. Del vino o della birra.

Ho lo stomaco in decomposizione e mi va ancora di bere.
Sono veramente messo di merda.

Thomas li salutò e andò in camera sua. Simone arrangiò una grezza pasta al tonno, ossia pasta in bianco con una scatoletta di tonno rovesciata sopra (non aveva alcuna voglia di cucinare). Marco l'accettò con entusiasmo.

«Sai cosa ci starebbe benissimo? Del burro!»

Simone gli rivolse un'occhiataccia. «Tonno sott'olio più burro? Ma che zozzeria è?»

«No, ti giuro! Prova! Ce l'hai in frigo?»

Simone si lasciò convincere ad aggiungere una noce di burro al suo triste piatto, ed effettivamente il sapore non era male. Ma aveva talmente tanta fame che probabilmente gli sarebbe piaciuta persino l'oltraggiosissima carbonara con la panna di Claudio.

Claudio...

Si mise a piangere senza nemmeno accorgersene.

«Ehi... tutto bene?» Marco gli posò una mano sull'avambraccio.

Simone masticò e ingoiò la forchettata che aveva appena messo in bocca. «Claudio... ti ha... ti ha mica detto qualcosa?»

L'espressione di Marco cambiò, si incupì. «Dovevo immaginare che c'entrava Claudio.»

«Perché?»

Marco sospirò. «Oggi Claudio era a pezzi. Nervosissimo. Si vedeva che stava male per qualche motivo. Ha iniziato la partita da titolare e si è fatto espellere dopo dieci minuti di gioco. Rosso diretto. Ha fatto un'entrataccia orrenda e completamente gratuita che, ti giuro... pensavo avesse spezzato la gamba al centrocampista avversario... per fortuna solo una botta. Poi è uscito dal campo bestemmiando.»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora