20. 2 agosto 1980

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«Oh cazzo...» si lasciò sfuggire Claudio.

«Pronto?! Sei in linea?» La voce della madre gracchiò dall'altoparlante lontano.

«Ma'?» Claudio si rese conto che stava ansimando, si impose di calmarsi. «Qualcuno vi ha dato fastidio?»

Ma che, so' scemo? 
Che cazzo de domande me metto a fà così de punto in bianco?

«Qualcuno chi?» La madre per fortuna sembrava divertita. «Hai capito dove siamo? Vieni tu?»

«Arrivo subito!» Claudio chiuse la chiamata, sperando che Simone fosse ancora in linea, sull'altra chiamata, quella in sospeso. «Simo'! Ce sei?»

«Sto qua.»

Claudio si morse un labbro. Era il caso di fargli vedere la foto in cui appariva la donna? Forse durante quella settimana in cui non si erano sentiti, il bravo Simone aveva fatto altre ricerche, a differenza di Claudio, che aveva completamente ignorato il problema. Forse aveva scoperto qualcosa? Se gli avesse mostrato la foto avrebbero potuto discuterne insieme.

Ma non voleva farlo preoccupare più di quanto fosse certamente già preoccupato. Simone era un tipo così ansioso...

«Prooontooo?» cantilenò Simone.

Claudio decise infine di non dirglielo. «Sì, ecchime! Dai, raccontami der go'.»

«Cla', tutto bene?»

Ci ha er sesto senso, cazzo!
Capisce subito quanno ce sta quarcosa che non va.

«Sì, scusa, sto a core pe' annà a ripescà mi' madre, ché tra mezz'ora, poi, abbiamo appuntamento all'autobus pe' tornà a Bologna.» Era una mezza verità. Claudio stava davvero correndo, per raggiungere sua madre e sua nonna più in fretta possibile: ma non perché fosse in ritardo. La ragione era che non gli piaceva che quella donna si trovasse nelle loro vicinanze.

«Ah, siete in autobus? Non ci dovevate andare in treno?»

«Casini alla stazione...» spiegò Claudio. «Il due agosto cade il quarantennale della strage di Bologna, e stanno già a fà casino mo', co' 'na settimana de anticipo... va be', nun te sto a spiegà, ho seguito poco, sinceramente, e me pare che c'hanno pure mezzo ragione, quindi nun me lamento.»

«Scusa... che giorno hai detto?» la voce di Simone sembrava improvvisamente preoccupata.

Claudio stava correndo a più non posso, e dopo aver corso mezz'ora sul campo si sentiva stanco e a corto di fiato. Iniziò a scorgere, da lontano, l'ingresso davanti al quale avrebbero dovuto esserci sua madre e sua nonna. Ancora non riusciva a vederle.

«Che giorno cosa? Il due agosto?»

«Due agosto?»

'Ndo cazzo stanno quelle du' rincojonite?

«A Simo', me pari 'n pappagallo. Sì! Due agosto! Che cazzo de giorno è er due agosto? Er compleanno de qualcuno?»

«Il quarantennale, hai detto...» Simone parlava con un filo di voce.

Claudio si fermò un attimo, smise di cercare sua madre e sua nonna tra la folla, si concentrò sulla telefonata, perché aveva uno sgradevolissimo presentimento, a proposito di ciò che stava pensando Simone.

«Simo'...»

«Due. Agosto. Mille. Novecento. Ottanta.»

Improvvisamente, a Claudio parve di ricordare. «Non dirmi che era...»

Simone terminò la frase: «...la data di nascita di Rosa. Di Maga Magò!»

Claudio rimase per un attimo senza fiato: non aveva più guardato né pensato a quei fogli, i fogli con la lista di nomi e le date di nascita e morte. Non si era minimamente accorto della coincidenza.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora