6. Lasciami entrare

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«Ma è una notizia stupenda! Ti pagheranno per giocare!» La madre chiuse il manuale di riabilitazione (studiava per la seconda laurea, in Fisioterapia) e prese le mani a Claudio, regalandogli uno dei suoi sorrisi a trentadue denti. «E quando mi chiederanno: che fa tuo figlio? Io risponderò: il calciatore professionista! Sai che rosicate?»

Era sempre così entusiasta di qualsiasi cosa lontanamente positiva gli accadesse. Il suo buonumore aveva contagiato persino il loro cane, Wendy, che ora li guardava scodinzolando, pensando chissà cosa.

«E del fatto che l'allenatore è un omofobo de merda?» Wendy posò il muso sulla coscia di Claudio, che le accarezzò la testa.

La madre si fece improvvisamente seria. «Non mi piace. Ovvio che non mi piace. Però...»

«Però...?»

«Mica glielo devi dire, che sei gay.»

Claudio scosse la testa, incredulo. «E tornare ai bei tempi dell'adolescenza quanno me limonavo 'na pischella diversa a settimana perché c'avevo scaga che sospettassero quarcosa?»

«Nessuno ti ha mai obbligato a farlo. E non mi è mai piaciuto che lo facessi. Tutte quelle povere ragazze a cui hai spezzato il cuore...»

«Eddaje, ma'... come se non sapessero in anticipo che ero 'no stronzo sciupafemmine. Non ho mai spezzato il cuore a nessuna.»

«Neanche a Sara?»

Claudio chiuse gli occhi. Rimase in silenzio per qualche istante. «Co' Sara ho fatto il gigantesco errore de provà a vede se riusciva a famme diventà magicamente etero. Possiamo sorvolare?»

«Sto solo cercando di dire che puoi semplicemente evitare di dirlo e farti un anno da single.»

«E seconno te è credibile che un fico come me sia single?»

«Non fare il vanitoso, mo'...»

«Nun faccio er vanitoso. So de esse fico. Devo fà er modesto e fà finta de crede che so' 'n cesso?» Claudio fece schioccare la lingua. «La modestia è per gli sfigati. Ma poi perché insisti tanto? Dove è finito il discorsetto... com'era... Claudio, sono fiera di te che finalmente hai avuto il coraggio di...»

«Sono ancora fiera di te!» Lo interruppe la madre, offesa. «È solo che... sarei più tranquilla sapendoti in the closet

Claudio le lanciò un'occhiataccia.

«Lo sai... è da quando... è successa... quella cosa quattro anni fa. È da quattro anni che ogni volta che esci mi cago sotto all'idea che mi torni a casa con le costole rotte e un occhio pesto.»

Claudio si rabbuiò, ricordando per l'ennesima volta quell'episodio. Ricordando per l'ennesima volta Tiziano.

Ma cercò di non darlo a vedere. «A ma': so' alto uno e novantacinque e posso staccà la testa a 'n omo co 'n calcio rotante. Ce devono solo provà, a menamme.»

«Se vengono in due o in tre e ti prendono di sorpresa alle spalle, non cominci neanche a tirarlo, il calcio rotante» ribatté lei, cupa. Wendy continuava a scodinzolare, inconsapevole.

Claudio accennò un sorriso. «Me stai a smorzà l'autostima.»

Anche la madre sorrise. «Cambiamo argomento. A papà l'hai detto?»

Claudio alzò gli occhi al soffitto. «No. Quello poi me fa 'na capoccia così pe' convincemme ad accettà.»

La madre rise. «Sì, sarebbe tipico di Lorenzo. Dovevi vedere come si è messo a urlare quando hai segnato. Capace che ti chiede di lasciare l'università... ah, a proposito, ma con l'università come ti organizzeresti?»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora