8. Sei tu?

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Claudio scosse con violenza Tiziano, che stava ancora ridendo. «Ascoltami cazzo!»

«Oddio...» disse Tiziano tra le risa, «sai qual è la cosa divertente? È che sei serissimo! Ci credi veramente!» Trattenne a stento un'altra risata.

«Tiziano, guardami! Ti prego, torna in te!»

Tiziano scoppiò di nuovo a ridere e Claudio si sentiva più stupido ogni secondo che passava.

Non sapeva cosa fare. Come si rompe un incantesimo?

Strinse la presa sulle spalle di Tiziano e lo guardò ridere, frustrato dall'impotenza.
Lo guardò, desiderando con tutto se stesso di rimetterlo a posto, ed ebbe un déjà-vu.
La visione che aveva avuto due giorni prima, mentre la maga dei desideri moriva tra le sue braccia, durante quel breve momento di confusione di cui ricordava solo suoni e immagini. Quello strano castello di prismi scintillanti. Vide qualcosa di simile, dentro Tiziano, nel suo profondo nucleo.

Era opaco, oscuro, spigoloso.

Lo vide per un istante, e in un istante scomparve, con l'ennesima risata sguaiata di Tiziano. «Sono in me, te l'assicuro» disse infine lui, quando si fu calmato.

Claudio mise da parte il fugace attimo di déjà-vu che aveva appena avuto. Decise di insistere: «Nei giorni scorsi hai incontrato Sibylla Cooman? Ti ricordi per caso di averla vista? Lei o... qualcuno con atteggiamenti simili?»

«Ma chi? Maga Magò?» Tiziano si liberò con un gesto secco della stretta di Claudio.

«Sì! Lei! Io e Simone l'abbiamo incontrata, due giorni fa.»

Tiziano spalancò gli occhi. «E cosa voleva?»

«È morta tra le mie braccia. E prima di morire mi ha messo in guardia. Mi ha detto che...» Claudio esitò, indeciso per un attimo se dirglielo. «Mi ha detto che sono in pericolo.»

Tiziano alzò un sopracciglio, di nuovo serio, forse persino preoccupato. «Wow. Non mi stupisce che pensi che mi abbiano fatto un incantesimo. Ma ti assicuro che sono in me.»

«Come fai a esse sicuro? È palese che non sei in te, cazzo! Sei sicuro che non hai fatto qualche incontro strano? Guardami! Guardami negli occhi!»

Tiziano inclinò la testa, sollevò appena un angolo della bocca. «E perché? Vuoi ipnotizzarmi?» Poi sospirò. «Povero Claudio...» disse con voce abbattuta.

«Nun te sto a dì 'na cazzata, non so' diventato scemo. Ce stava pure Simone, chiedi a lui, se lo senti ancora.»

«Ma io ti credo, che l'hai incontrata. Però ti posso assicurare con certezza assoluta che non sono vittima di un incantesimo.»

«E come fai a esserne sicuro?»

«Sono perfettamente in me.»

«Come cazzo fai a esserne sicuro?!» Claudio ripeté la domanda alzando la voce e scandendo più lentamente le parole.

«Perché è per questo che ci siamo mollati!» sbottò Tiziano, con la voce carica di rabbia, tristezza, rancore.

Claudio fece un passo indietro, turbato dall'ennesimo, improvviso cambio di umore.

Tiziano strinse i pugni. «Ci siamo lasciati perché tu non volevi accettare che io stessi cambiando. E perché ti sei impuntato con quella cazzata che non volevi scendere a compromessi.»

Claudio fece schioccare la lingua. «Tu li chiami compromessi. Io li chiamo avecce er culo ar posto da' 'a faccia e fà finta che so' er tuo assistente personale mentre tu fai finta de uscì co' 'na fregna, quanno lo sanno tutti che semo du' froci. Tutti, Tizia'. Tutti! Tutti l'amici nostri che ce pijano pe' 'r culo e i tuoi compagni de squadra che sa 'a ridono e...»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora