58. Party all night long

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Il telefono squillava ormai da trenta secondi e Simone fissava lo schermo con il cervello in tilt.

Tiziano!?
Perché mi sta chiamando?

«Lavi le lenzuola anche oggi?»

«Eh?» Simone fissò Mattia, con la testa in completa confusione. Il telefono smise di squillare.

«Oi Simo!» Mattia schioccò le dita. «Sei sveglio? Ti sei accorto che ti squillava il telefono?»

Simone annuì debolmente. Non poteva muovere la testa con troppa foga, altrimenti la stanza cominciava a girare. «Scusa... eh...» indicò le lenzuola che stava ficcando nella lavatrice. «Ieri sera ci ho versato sopra del succo d'arancia come un coglione.» Ridacchiò.

Anche Mattia rise. «Dì la verità: hai pisciato a letto!»

Simone lo mandò a quel paese sventolando la mano, un mezzo sorriso storto sul viso, ma si affrettò a chiudere il cestello perché non voleva rischiare che Mattia sentisse puzza di alcol: era tequila, quella che aveva versato, non succo d'arancia.

Mi sono ubriacato di nuovo. Sono proprio un coglione...
Stasera sto a secco. Giuro!

Simone guardò il telefono: una chiamata persa. Tiziano. Cosa voleva? Era il caso di richiamarlo?

Il problema non si pose, perché il telefono ricominciò a squillare di nuovo.

Simone strinse la radice del naso tra le dita: aveva un mal di testa fortissimo, ma non voleva prendere un antidolorifico perché da diversi giorni aveva lo stomaco sottosopra.

Perché sto bevendo troppo.

Prese un respiro: era un po' nervoso all'idea di risentire Tiziano dopo così tanti mesi, quasi un anno.

E nel frattempo era successo quell'episodio misterioso tra lui e Claudio. Quell'incontro in cui, a detta di Claudio, Tiziano era strafatto...

«Tiziano?» disse Simone, rispondendo.

«Mo' mi devi dire quanto hai bevuto ieri sera!» La voce di Tiziano sembrava allegra, ma mise Simone ancora più in agitazione.

«Cos... eh? Non ho...» si fermò. Non voleva che Mattia o Thomas sentissero la frase non ho bevuto.

«Eddaje Simo'... non sono Claudio. Me lo puoi dire, se hai bevuto. Giuro che non glielo racconto, a quel paparino rompiballe.» Tiziano ridacchiò, e Simone guardò per un attimo il telefono, incredulo: era davvero Tiziano quello che stava parlando? Non era abituato a sentirlo così sprezzante.

«Guarda...» cominciò Simone, riavvicinando il telefono al viso.

«Vuoi ascoltare il messaggio che mi hai lasciato in segreteria ieri notte?»

Simone andò nel panico.

Gli ho lasciato un messaggio in segreteria?
L'ho chiamato?!

«Ma...»

«Non ti ricordi nemmeno di avermi chiamato?» Tiziano scoppiò a ridere. «Oddio, devi invitarmi a uno dei vostri festini, devono essere molto divertenti!»

«Oggi gioco, non ero a nessun festino ieri.» Simone si morse la lingua.

Bravo coglione: hai appena ammesso di aver bevuto da solo.

«Senti, ok, ok, non mi vuoi raccontare con chi eri e dov'eri. Non importa, davvero.» Il suo tono di voce si era fatto più tranquillo. Quasi comprensivo. «Però mi devi spiegare cosa volevi dirmi. Perché, giuro, non ci ho capito niente.»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora