56. La telefonata

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«E te pareva! Ancora il telefono spento!» Simone sbatté il cellulare sul tavolo.

Thomas rise, arrotolandosi gli spaghetti sulla forchetta. «Con chi ce l'hai?»

«Con Claudio...»

Simone riprese il telefono in mano e dopo una lunga riflessione, si decisa finalmente a scrivere un messaggio. Il primo dopo tanto tempo. 

Ciao... tutto bene?
È un paio d'ore che provo a chiamarti... Come mai hai il cell spento? Volevo congratularmi con te!

Meditò se aggiungere un'emoticon sorridente, alla fine del testo, ma non lo fece. Aveva ceduto ed era stato il primo a riavvicinarsi dopo il litigio, ma non voleva fare come se niente fosse. Claudio doveva chiedergli scusa, prima di meritarsi una faccina.

Claudio, quello stesso pomeriggio, aveva segnato il suo primo gol in campionato. Lajovic, nonostante l'odio omofobo che provava per lui, lo faceva giocare sempre più spesso. Simone non aveva ancora sbollito l'arrabbiatura, ma ne era ugualmente felicissimo: Marco gli aveva raccontato che Claudio, in spogliatoio, camminava a tre metri da terra per la gioia. E aveva persino ricevuto una pacca di approvazione sulla spalla da Lajovic, nientemeno.

Erano passate circa due settimane dalla sera in cui Marco aveva incoraggiato Simone a chiamare Claudio (e, secondariamente, Tiziano). Ma Simone non l'aveva fatto, fino a quel pomeriggio.

C'erano due buoni motivi: il primo era che Simone pensava fosse Claudio a doverlo chiamare per primo e scusarsi.

Il secondo, e più importante, era lo studio sui libri di magia. Simone era troppo preso, troppo concentrato. Non c'era spazio per altre preoccupazioni. Faceva persino fatica a mettere il dovuto impegno negli allenamenti con la squadra, un'attività che normalmente usava come valvola di sfogo, che aveva sempre vissuto come momento rilassante. L'idea di dover affrontare Claudio e raccontargli tutto («Ah, a proposito, ho dei poteri magici, lo sai?») era fuori discussione. Prima voleva capire. In modo poi da poter spiegare anche al suo amico cos'era successo, con più informazioni possibili, con appunti e prove alla mano, per evitare che gli desse del pazzo paranoico. Lo stesso valeva anche per Tiziano: prima di contattarlo per sondare il terreno e capire se si fosse accorto di qualcosa, voleva avere le idee chiare.

Studio sui libri. Plurale.

Non solo Omnia vincit Amor, che era un testo sin troppo complesso e filosofico e dava tantissime cose per scontate. Fortunatamente, quello stesso testo aveva una ricca bibliografia da cui Simone aveva attinto per studiare altri aspetti della magia. E quella che avrebbe dovuto essere un'agile e rapida lettura illuminante era diventata una specie di complicatissima tesi di laurea: aveva già riempito due quaderni di appunti, e stava attaccando il terzo. 

Non erano letture semplici: erano tutti testi molto datati, e le informazioni andavano cercate tra le righe, all'interno di discussioni e trattati che parlavano per lo più di cose che Simone non capiva o che non gli interessava sapere, per lo meno non nell'immediato. Quanto avrebbe voluto avere un'enciclopedia della magia! Ma purtroppo Simone non era ancora riuscito a trovare riferimenti a un testo del genere, un contenitore di sapere ordinato e facilmente consultabile.

Ogni sera rileggeva gli appunti e finiva per addormentarsi con i fogli sulla faccia e qualche cicchetto di troppo in corpo.

Qualche aspetto di come funzionava la magia, però, era riuscito a chiarirlo.

Il più importante e interessante era che la magia era strettamente legata a quella che veniva definita  da alcuni "energia vitale", da altri "anima".

Leggendo per la prima volta l'indice di Omnia vincit Amor, Simone si era chiesto perché non fossero nominati tipi di magia comuni nell'immaginario comune, come la telecinesi, il teletrasporto, viaggi nel tempo e cose del genere. Il motivo era molto semplice: non erano possibili. Non era possibile agire su oggetti inanimati, non era possibile mutare il tempo. Era possibile agire, in vario modo, solo su piante, animali, uomini e artefatti umani. Svariati manuali che aveva letto parlavano, appunto, di anima, che era però, nel mondo magico, un concetto più fisico che teologico: una sorta di energia potenziale su cui il mago agiva con quello che veniva chiamato il suo potere trasformativo (il suo potere magico). L'anima era presente in tutte le forme di vita, ed era presente anche negli oggetti creati dall'uomo, negli artefatti, come se il lavoro umano trasferisse in essi un certo quantitativo di potenziale che poi poteva essere magicamente manipolato.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora