66. E allora aspetterò

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Simone sperò che alzarsi dal letto, fare colazione e prendere un caffè l'avrebbe fatto stare meglio.

Non fu così. Il malessere rimase. Era una nausea non fortissima, ma costante, e la cosa più difficile da sopportare era l'indeterminatezza: non avere idea di quanto ancora sarebbe durata e se avesse persino potuto peggiorare.

Marco espresse la volontà di tenergli compagnia tutto il giorno, visto che non aveva allenamento: la sua intenzione dichiarata era seguire Simone come un'ombra e controllare che non bevesse. Simone gliene fu grato perché era certo che avrebbe bevuto, se fosse rimasto solo.

Di primo mattino Simone ricevette una telefonata da Luciano, che lo convocava alle undici al centro sportivo. Marco l'accompagnò fino davanti alla porta dell'ufficio.

«Non ci sono scusanti per il tuo comportamento di ieri. Quindi non disturbarti a darmi giustificazioni, tanto so qual è il motivo. Sei fuori rosa. A gennaio ti cediamo. E grazie alla bravata di ieri ci toccherà svenderti, probabilmente a una squadra di serie C.» L'allenatore spinse un tablet acceso davanti agli occhi di Simone. Era aperto sulla pagina di un quotidiano online locale, che titolava:

Guidava ubriaco e con la macchina sfasciata: guai per l'attaccante del Modena

Per Simone Pietrangeli, 21 anni, ritiro immediato della patente

Simone sentì lo stomaco annodarsi.

Ora lo sapranno anche i miei...

Alzò lo sguardo sull'allenatore, che lo fissava con un'espressione delusa. «Dovevo immaginarlo, dopo il casino successo con il receptionist l'anno scorso.»

Simone strinse le mandibole. «Sto cercando aiuto.»

«Non me ne frega un cazzo. Non sei più un calciatore del Modena. Ovviamente dovrai continuare a venire ad allenamento: sei ancora stipendiato e mi servi per far numero negli schemi. Ah, e stamattina in riunione abbiamo deciso all'unanimità che l'importo della multa che dovrai pagare sarà il massimo possibile. Ma non ti convocherò più in partita. Puoi andartene, ora.»

«Mettetemi una cavigliera elettronica. Una di quelle che controllano il tasso alcolemico.»

L'allenatore fece un sorriso sprezzante. «E perché dovrei prendermi questo disturbo? E spendere soldi per...»

«La pago di tasca mia.»

L'allenatore fece spallucce. «Se vuoi farlo, fallo. A me non interessa.»

«Oggi la primavera si allena, giusto?»

«Sì.»

«Posso allenarmi insieme a loro?»

«Se vuoi farlo, fallo. A me non interessa.»

Simone annuì. Non si sarebbe arreso. Gli avrebbe dimostrato che sapeva essere una persona affidabile.

«Se non hai altro da chiedere, vattene. Ho da fare» lo liquidò Luciano.

Simone uscì, raccontò tutto a Marco, gli disse che alle sei del pomeriggio aveva intenzione di allenarsi con la primavera. «Quindi, se vuoi, torna pure a Bologna...»

«No way. Pensi che per tre ore non abbia niente da fare? Devo studiare per il compito di mate e se non ho cazzi di studiare mi vedo coi miei vecchi amici. E poi stasera ceniamo a casa mia, ho una sorpresa per te!»

Marco ovviamente non volle dire a Simone quale fosse la sorpresa.

Fecero un pranzo leggero in una trattoria del centro e trascorsero il pomeriggio in giro: Marco cercò di distrarre Simone portandolo a uno spettacolo pomeridiano al cinema, dove trasmettevano un film Marvel. La prima ora fu penosa, forse il buio, forse l'immobilità forzata acuirono i sintomi dell'astinenza, e nella solitudine i ricordi di ciò che era successo sabato fecero ripiombare Simone in uno stato di depressione opprimente.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora