117. Non sono un tecnopate

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«È passato qualcuno! Ho visto un'ombra!» esclamò Simone.

Marco e Simone presero a battere la porta con violenza e a gridare.

«Aiutooo!»
«Siamo quiiii!»

L'ombra sparì.

Simone si abbandonò di schiena contro l'anta e sospirò. «No, è inutile che urliamo. È ovvio che lo stronzo ha messo un insonorizzatore...»

«Se n'è andato. Chiunque fosse. Non vedo più le ombre.» Marco si appoggiò alla porta, accanto a Simone.

«Ma possibile che non abbia visto i fogli? Ne avremo fatti scivolare fuori una ventina, cazzo!»

«Sarà stato uno che andava di fretta...»

Simone fece qualche passo nervoso nella piccola stanza, e tirò un calcio a un armadietto. Aveva una fame da lupi. Si sarebbe divorato un bisonte crudo.

«Riproviamo a scassinare la serratura?» propose Marco.

«Inutile. Fosse stata una di quelle toppe col buco...»

«È una stupida Yale! Non è difficile, ci vogliono due filetti di ferro e...»

«Uno: trovali. Due: anche se li avessimo io non lo so fare. Tu lo sai fare?»

Marco fece una smorfia. «No. Ho solo visto un tizio che lo faceva su Youtube. Però...»

«Aspetta un attimo! Mi è venuta un'idea...»

«Dimmi.»

Simone rifletté sui propri poteri. Espresse le riflessioni ad alta voce: «Il terzo desiderio che ho espresso... quello per ridare il talento a Tiziano...»

«Sì?»

«Io non gli ho semplicemente ridato il talento perduto, ho chiesto che Tiziano ottenesse l'abilità che avrebbe avuto se avesse continuato ad allenarsi normalmente in quei due anni in cui è stato paralizzato dal mio primo desiderio. Sì, un casino di congiuntivi e condizionali, ma tant'è.»

«Quindi? Dove vuoi andare a parare?» lo incalzò Marco.

«Quindi non gli ho restituito un'abilità. Gliene ho data una nuova. E se... e se fossi capace di dare alle altre persone qualsiasi tipo di abilità? In fondo è così che si chiamano, i maghi come me: abilitatori.»

Marco si accarezzò il mento. «Cosa stai pensando nello specifico?»

«Potrei dare a te, adesso, l'abilità di scassinare una serratura Yale.»

Marco rise. «E come? Non deve essere qualcosa che sai fare anche tu?»

«Io non possedevo le abilità che ho dato a Tiziano. Ma gliele ho date.»

«Sì, ma...» Marco si morse il labbro inferiore. «Mi sembra comunque una cosa strana...»

«Magari sono capace di... uhm... veicolare delle energie. Cioè... sono capace di catturare le energie, i talenti, e trasmetterle alle persone.»

«Sì, ma dove le prendi? Devi prenderle da qualche parte, queste energie.»

Simone guardò il lucchetto. «L'energia residua di questo artefatto... Forse?»

«Non dovresti essere un tecnopate per fare quello?» Marco sembrava più esperto di Simone, in quelle questioni.

Ma il cuore di Simone accelerò. «Ci provo. Se voglio posso.»

Sì, ma uno deve sapere esattamente cosa vuole... io non lo so...

Ma ci provò ugualmente. Si concentrò.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora