39. Il racconto di Laura

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«Era il settembre del 1998, ed era appena ricominciata la scuola. Io e Simonetta, la mia vicina, frequentavamo il liceo a Roma, in centro. I nostri genitori si erano fatti l'idea che le scuole di Roma fossero meglio di quelle sui Castelli, e allora...» La madre scrollò la testa. «No, scusa, sto divagando. Come sai, siccome sono nata in gennaio, nonna mi fece fare la primina. Ero la più piccola della classe, anche Simonetta aveva un anno più di me.»

«Mi pare che stai a divagà di nuovo...»

«No, questo particolare è importante. Perché è così che ho ingannato papà sull'età. Lui sapeva che io e Simonetta andavamo in quarta, ma invece di dirgli che ero un anno più piccola, gli ho detto di essere un anno più vecchia. Ho fatto finta di essere stata bocciata. E fidati, ero credibile, come diciottenne. All'epoca andava di moda il trucco pesante... mi mettevo sempre l'eye-liner, e questo orrendo rossetto opaco color mattone...»

«Sì, e Simonetta era pure peggio de te» si intromise il padre. «Me ricordo quanno v'ho viste la prima volta, ho pensato: ma che so' tornati l'antichi egizi?»

La madre rise. «Me l'avevi fatta pure all'epoca 'sta battuta e avevo pensato che fossi uno sfigato tragico.»

«Strigni» li interruppe Claudio, spazientito. Tirò su col naso.

Il padre chinò la testa e la madre sospirò. «Hai ragione. Dicevamo. La mia scuola era a cinquanta metri dal circolo dove si allenava Lorenzo. Papà. Ogni tanto noi ragazze andavamo a sbirciare per vedere se c'era qualche tennista carino, c'erano dei campi che davano sulla strada. E all'inizio di quell'anno sono apparsi questi due ragazzi nuovi, che non avevamo mai visto. Uno era tuo padre. L'altro era Stefano Colameo, non so se lo conosci, mi pare che sia ancora lì...»

«Sì, ce l'ho presente.»

«Be', Stefano... anche adesso è un bell'uomo, lo vedi, no? Però ha messo su un po' di chili, si è stempiato... da ragazzo era uno spettacolo. Era veramente bellissimo, alto, biondo... io e Simonetta ci siamo innamorate di lui all'istante.»

Claudio inorridì.

Alto... biondo... bello...

Guardò prima la madre poi il padre e i suoi capelli castani.

«O cazzo. No. No, nun me sparà la soap opera, mo'... il mio vero padre è Colameo?!»

«Eeh?» esclamarono insieme il padre e la madre. La madre ebbe una risatina. «Oddio, grazie Claudio. Grazie che mi hai fatto ridere. Mi hai sciolto un po' la tensione. No, no, tuo padre è Lorenzo. Cento per cento. Ma non lo vedi che siete uguali?»

Claudio tirò un sospiro di sollievo. In effetti si somigliavano parecchio.

«Proseguiamo. Devi sapere che all'epoca io e Simonetta eravamo un po'... uhm... come posso dirlo senza suonare greve? Eravamo un po' troiette, ecco.»

«Noo!» Esclamò il padre allargando le braccia. «Eddai, ma non è vero! Perché devi usà 'sti termini?»

Claudio si passò una mano davanti agli occhi e provò il desiderio di sprofondare nel materasso. «Me li devi popo dì sti dettagli squallidi?»

«Anfatti. Dai, Cla'. L'hai già capito come è annata. Più o meno come già sai. Mamma e Simonetta venivano lì a guardarci, io me so' preso una cotta pe' lei e... è successo quello che è successo. Fine.»

«No.» La madre era di nuovo seria. «Basta, Lorenzo. Smettila di coprirmi. Voglio che Claudio sappia la verità. Tutta. Sono stata codarda per troppo tempo.»

«Ma', prima che continui: troieggiare non è una colpa. Non è colpa tua.»

«Lo so.»

«E allora? Qual è il punto?»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora