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Il letto era sempre lo stesso.

E si poteva sentire ancora, debolissimo, l'odore di Claudio nelle fibre del cuscino.

O è solo un'illusione?

Simone si era ubriacato di nuovo.

E quella era la seconda volta che Marco gli aveva fatto da badante e l'aveva portato in camera sua, nel dormitorio del Felsina. La storia si ripeteva. Quante altre volte si sarebbe ripetuta?

Nessun'altra. Devo smetterla.

La stanza era vuota. Forse Marco era in bagno? Poi Simone ricordò che era lunedì e Marco frequentava la quinta superiore. Era giustamente andato a scuola e l'aveva lasciato lì da solo.

Ripensò alla sera prima. Non si era ubriacato tanto, e ricordava più o meno tutto, seppure in modo un po' confuso. Aveva fatto o detto qualcosa che poteva aver offeso Marco?

Gli tornò in mente l'altro Marco, il calabrese, e l'orrendo bacio che si erano scambiati. Il suo secondo bacio a un ragazzo. Ma non il ragazzo che avrebbe voluto baciare.

Avrei voluto baciare Marco. Marco l'emiliano.

Mentre erano in macchina e si era eccitato nell'ascoltare quello stupido porno racconto.

I sentimenti che provava per lui lo turbavano. Perché erano ambigui e contrastanti. C'era attrazione. E c'era diffidenza.

Perché non riesco ancora a fidarmi di lui?

Ma oltre questo c'era anche qualcos'altro. Emozioni che non gli piacevano, perché non era abituato ad associarle a un ragazzo.

Forse è questo che mi turba davvero.
Finché sono solo seghe davanti a un porno lo accetto, perché è solo sesso.
Ma nel momento in cui ho a che fare con una persona vera, viva, in carne e ossa...

Sin dai primi giorni in cui aveva subito quella trasformazione alla sua sessualità, Simone aveva pensato, con assoluta e inscalfibile certezza, che non sarebbe mai stato in grado di innamorarsi di un ragazzo. Era per altro convinto che fosse parte dei limiti ai tre desideri: non puoi uccidere, non puoi redivivere, non puoi innamorare. Tiziano aveva alterato le sue preferenze sessuali, ma non poteva aver fatto lo stesso con quelle sentimentali.

Ma ora non ne era più tanto convinto.

Omnia vincit amor.

Il titolo del libro di Floricienta. Significava qualcosa? Qualcosa che aveva a che fare con i limiti stessi? Con il loro superamento? Simone non aveva ancora finito di leggerlo. E all'interno dei capitoli che aveva letto il titolo non era ancora stato spiegato. Per lo meno, non in modo chiaro.

Simone si stropicciò gli occhi. Era ancora steso a letto, e non si sentiva in grado di mettersi a fare profonde riflessioni magico-amorose col doposbornia che gli martellava le tempie.

Rimase steso ancora per qualche minuto a lottare col mal di testa. E solo dopo essersi alzato notò che sul tavolo c'era un messaggio scritto a mano, sulla prima pagina di un quaderno a quadretti, nuovo, aperto.

Accanto a un saccottino al cioccolato, un succo di frutta alla pera, un blister di aspirine, e un beautycase.

Buongiorno a te e ai topi morti nella tua bocca!

Simone rise. Effettivamente sentiva un saporaccio disgustoso e non vedeva l'ora di lavarsi i denti.

Non posso fare di nuovo fuga da scuola, se non faccio abbastanza presenze mi cacciano dalla squadra. Quindi ti lascio da solo sperando che non muori cadendo dal letto.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora