118. Amami!

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«Teso', fuggiamo insieme sull'isola di Pasqua e scopiamo da mattina a sera sotto i faccioni.»

Sarebbe il paradiso...

Lui rise. Com'era bella la sua risata, com'erano deliziosi quei dentini un po' storti. Claudio avrebbe voluto leccarli.

«Hai uno strano senso del romanticismo...» disse Lui allegro.

«Sei così fico, teso'» disse Claudio. «Voglio stà co' te da mattina a sera e guardarti tutto il tempo. Non voglio neanche sbattere le palpebre. Mettimi il collirio tipo Arancia Meccanica

«Ho una proposta migliore, caro. Invece di stare insieme fisicamente, stiamo insieme spiritualmente.» Lui lo strinse a sé. «Diventiamo un'anima sola!»

«Nun me ne fotte 'n cazzo dell'animaccia tua, teso'.» Claudio gli afferrò il culo con entrambe le mani e spinse il suo cazzo contro quello di Lui. «Mi interessa solo il tuo corpo. Fatte scopà, adesso!»

«Ma non lo sai?» disse Lui. «Anche le anime possono scopare...»

«Ma che, davero?» rispose Claudio, ammirato.

Mica lo sapevo... Oltre che fico è pure saggio...

«Sì, certo. E gli orgasmi dell'anima sono centomila volte più intensi di quelli del corpo.»

«Vojo ave' un orgasmo dell'anima co' te, teso'...» Claudio spinse ancora il pube contro di Lui. Vedeva ancora i suoi prismi oscuri, purpurei, e ora pensava che fossero bellissimi, proprio come Lui. Avrebbe voluto svenire, e perdervisi dentro. E non mancava molto. Sentiva di essere sul punto di perdere conoscenza.

«Vuoi unire la tua anima alla mia?» disse Lui.

Claudio chiuse gli occhi. La sua testa era sempre più leggera. I suoi prismi colorati fluttuavano nell'aria. «Quello che vuoi tu, teso'...»

All'improvviso, si udirono dei rumori estranei, provenire dalla porta, ma Claudio non ci badò. Anche se ci fosse stato un terremoto non gliene sarebbe importato. L'importante era stare con Lui.

E scoparselo. E perdere conoscenza.

«Merda!» esclamò Lui.

«Che c'è teso'? Non preoccuparti, ce sto qua io. Famose 'sta scopata dell'anima, o come cazzo se dice...»

Qualcuno aveva fatto irruzione nella stanza.

Claudio se ne sarebbe volentieri infischiato, ma uno dei rompiballe che erano appena entrati, gridando qualcosa, tipo Claudio cosa ti hanno fattooooo, lo stava trascinando via dal suo adorato.

«E mollame! Devo scopà co' l'anima der mio tesoruccio...» sbottò Claudio.

«Soccia! Sei tu?! Tu!?» gridò qualcun altro, non la persona che lo stava trattenendo. Era un'altra voce maschile. Una voce che forse conosceva... 

Ma in quel momento non gli interessava.

Lui gridò, e quel qualcuno, la persona che aveva parlato poco prima, afferrò Lui e lo trascinò via, distante. «Ho degli scudi, non puoi farmi niente coi tuoi flagelli, stupida!» stava gridando il suo bellissimo tesoro.

«Che te pija, teso'? Soffri senza di me?» gli chiese Claudio, con ansia.

«Claudio! Torna in te! Sono io! Sono Simone!» gridò la persona che stava trattenendo Claudio.

Che cazzo vole da me, mo', questo? Io devo scopare con Lui! Con il mio tesoruccio!

Apparve un'altra persona, accanto al ragazzo che stava trattenendo il suo adorato, era una donna: anche lei prese da un braccio il suo bellissimo tesoro e aiutò quel ragazzo a portarlo via.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora