135. La pisciata più lunga della storia

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Mi scappa da pisciare. Ma non riesco a farla, cazzo!

Qualcosa inibiva Claudio dall'aprire il rubinetto della vescica, ma non riusciva a capire cosa.

Mo' me fermo qui in quest'angoletto e me concentro.

«Claudio, sveja!»

«Aspe' 'n attimo che c'ho 'na damigiana de piscio da svuotà.»

«Cla', stai a sognà! Svejate o pisci a letto!»

«O merda!» Claudio si alzò a sedere di scatto, il brivido bruciante del piscio trattenuto sulla punta del cazzo.

Scese dal letto e, con la testa che gli girava e la sensazione di cadere a ogni passo, si rese conto di non essere a casa sua e di non sapere dove fosse il bagno.

In camera, per fortuna.

Il fantasma del padre rideva, mentre Claudio si lasciava cadere di peso sulla tavoletta del wc.

«Da quann'è che pisci seduto?» gli chiese il padre.

«Da quanno che se sto in piedi artri du secondi collasso a terra co' la massima a sessanta. Te potresti fà i cazzi tua e lasciamme piscià in pace?» disse Claudio mandando suo padre a quel paese con un gesto della mano. «Mannaggia a me quanno ho desiderato di evocarti dal regno dei morti.» Sbuffò. «Sì, ok, non me lo dì, lo so pure io: non sei tecnicamente morto.»

Il padre rise ancora.

Seguì una lunga pausa imbarazzata.

«Cla', stai ancora a piscià...»

«Che ore so'? Quanto ho dormito?»

«È la pisciata più lunga della storia...»

«'Ndo sta Tiziano? E Simone? E mamma? Come sta mamma?» Claudio pian piano stava riprendendo coscienza di tutto ciò che era successo.

«Cla' potresti risolve il problema della siccità in Africa, co' 'sta pisciata...»

«Come sta mamma? Perché non rispondi?» insisté Claudio, un po' preoccupato.

«Sta bene. È prigioniera a casa della tipa brizzolata, l'agente segreta. Si chiama Lizbeth Lisicky. Sbaglio o hai finalmente finito di pisciare?»

Claudio si sgocciolò e si alzò, sentendosi vacillare. Tirò l'acqua. Aveva ancora sonno, e allo stesso tempo aveva anche fame. Non si sentiva molto bene.

«È prigioniera, cioè? Che significa? È in una cella?»

«No. Sta in un appartamento, ma non può uscire né aprire le finestre, è bloccata da incantesimi. La tipa, comunque, la agente, le ha promesso che la fa uscire appena fanno arrivare da non mi ricordo dove una pozione inibitrice. In pratica, una roba che le impedirà di esprimere il terzo desiderio.»

«E tu ce credi?» Claudio si avvicinò barcollando al lavabo. «Quelli non la mollano più.»

«No, diceva la verità.»

«E come fai a saperlo?»

Il fantasma del padre rimase in silenzio per qualche istante. «Ok. Cla', te devo spiegà 'na cosa, ma giura che nun te impanichi.»

A Claudio non piacque quella frase. Aprì il rubinetto del lavabo e si spruzzò un po' di sapone sulle mani. «Che me devi spiegà?»

«Te lo sei chiesto come faccio a vedere e sentire le cose considerando che non ho occhi né orecchie?»

Claudio mise le mani sotto il getto d'acqua e cominciò a strofinare.

No, in effetti non l'avevo considerato.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora