64. Non me ne frega niente

2.9K 429 860
                                    

Simone avvertì una fitta, una specie di pugnalata al cuore, una pugnalata che lo risvegliò violentemente, completamente, dalla frenesia sessuale che lo aveva assalito.

Urlò di dolore.

Portò una mano al petto. Era un dolore fisico, reale, non metaforico.

Un dolore talmente forte da farlo vomitare. E insieme al vomito, gli sembrò di espellere dal proprio corpo tutte le scorie dell'incantesimo che Tiziano gli aveva fatto.

Tiziano stava ridendo.

«Dio... che schifo...» mormorò Claudio, come in trance.

«Che cazzo mi hai fatto!» gridò Simone in direzione di Tiziano, sputando goccioline di vomito. Sentì un altro conato, di disgusto stavolta, ma lo trattenne.

Tiziano si voltò a guardarlo, la sua espressione era indecifrabile. «Omnia vincit amor...» sussurrò. Simone quasi non lo udì, coperto dalla voce urlante di Claudio, che berciava: «T'ha fatto bere! E tu ci sei cascato come un coglione!»

Simone rivolse la sua attenzione a Claudio, gattonò sul letto verso di lui. «No! No, tu non capisci, non...»

«Stai zitto, merda! Merda schifosa!» urlò, con gli occhi lucidi e la faccia arrossata. Poi, gridando scompostamente, diede un calcio a Tiziano, che si afferrò lo stinco dove Claudio l'aveva colpito e ricominciò a ridere. «Sì, bravo! Menami! È l'unica cosa che voi bulli sapete fare!»

Quella frase fece di nuovo urlare Claudio, e dopo aver urlato, apparentemente esausto, gli disse: «Quann'è che sei diventato così stronzo bastardo pezzo demmerda?»

«Ho avuto un buon maestro» rispose Tiziano, freddo.

«Claudio» disse Simone, ansante. «Tiziano ha il potere di sedurre chiunque!»

Claudio si voltò bruscamente verso Simone, digrignano i denti e con gli occhi fuori dalle orbite. Fece un passo verso di lui e gli afferrò i capelli, li tirò fino a farlo gemere di dolore. «Sì, t'ha dato una pozione» ruggì. «Una pozione magica chiamata tequila!»

«No!» si difese Simone. «Tiziano mi...»

«Ma pensi che non l'ho capito che cazzo è successo? Ti ha offerto da bere, tu hai accettato perché sei un alcolizzato di merda, te sei ubriacato, lui ci ha provato e tu ce sei stato.»

«Mi ha fatto un incantesimo! Ha usato il suo potere!» gridò Simone. Poi si rivolse a Tiziano. «Diglielo! Diglielo, cazzo!»

Tiziano scosse la testa con un sorriso amaro. «Ti ho raccontato una palla. Per suggestionarti. Io non ho il potere di sedurre chiunque» rise. «Magari l'avessi! Non ti ho fatto niente. Ti ho fatto bere, e poi ci ho provato con te. E tu ci sei stato.»

Simone scosse la testa. «No... io non ero in me!»

«Eri bevuto! Per quello non eri in te!» Claudio sputò addosso a Simone, un grumo di saliva densa che gli finì sul petto. «Mi fai schifo, cazzo!»

«No... non avevo bevuto così tanto da...»

«Una bottiglia di tequila, vi siete fatti fuori!» sbraitò Claudio indicando una bottiglia vuota che giaceva accanto ai due bicchieri, sul tavolo. «Hai bevuto talmente tanto che hai vomitato!»

Ma no, non era vero! Non avevano bevuto così tanto. Quella tequila doveva essere stata consumata in precedenza.

«Io...»

«Simone: è la verità. Non ti ho fatto nessun incantesimo» disse Tiziano. E sembrava sincero.

Talmente sincero che Simone stesso ebbe per un istante il dubbio che fosse davvero solo colpa dell'alcol.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora