72. Call of Christmas

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Marco si stava mordicchiando un'unghia da cinque minuti buoni.

Davanti a sé una piadina al prosciutto lasciata a metà.

«Soccia se avrei voglia di farmi una paglia...» disse infine.

«Penso che tu possa immaginare di cosa avrei voglia io, in questo momento...» ribatté Simone.

Marco si prese la testa tra le mani e appoggiò i gomiti al tavolo. «Cazzo Simo... Non può essere una coincidenza!»

Simone, il giorno prima, dopo il mancato reperimento di Omnia vincit Amor, aveva provato a richiedere gli altri testi magici da cui aveva studiato. Ma risultavano misteriosamente smarriti anche quelli. Se la semplice scomparsa di un libro poteva essere attribuita a un (pur improbabile) colpo di sfortuna, il fatto che nessuno dei libri da cui aveva studiato fosse più disponibile era un chiaro segno che qualcuno aveva messo gli occhi su di lui e sulle sue ricerche.

E quel qualcuno poteva essere solo una persona.

«Tiziano non vuole che tu continui a studiare» affermò con sicurezza Marco.

«Tiziano, o, più probabilmente, il mago o la maga o i maghi, plurale, che hanno fatto l'incantesimo a Tiziano.»

«Ipotesi ancora più inquietante» commentò Marco. «Secondo te c'entra qualcosa Claudio? Tipo... mi hai detto che tutto è cominciato da lui, no? L'evocatrice aveva detto a Claudio che era in pericolo, giusto?»

«È possibile. Hanno paura che studiando io possa scoprire la ragione per cui Claudio è in pericolo...»

«Perché quello che potresti scoprire metterebbe a questo stronzo o a questi stronzi i bastoni tra le ruote... qual era il prossimo capitolo che avresti dovuto leggere?»

Simone tamburellò le dita sul tavolo. «Quello sulla psicomanzia. Ma non credo sia rilevante. Secondo me è una coincidenza che mi abbiano fottuto il libro proprio mo'. Perché avrebbero dovuto aspettare che arrivassi proprio al capitolo più importante per fermarmi?» Simone scosse la testa. «No. Mi sembra più probabile che si tratti di una questione generale. Tipo: meno so, meno probabilità ci sono che sappia proprio quello che non dovrei sapere.»

Marco annuì pensoso. «Ha senso.»

I due ragazzi rimasero per qualche minuto in silenzio, entrambi a rimuginare e mangiare le rispettive piadine.

Simone ripensò a tutte le precauzioni che aveva preso per non farsi scoprire. Evidentemente dovevano aver funzionato, se era stato scoperto solo adesso. Solo dopo essersi lasciato sfuggire quelle parole con Tiziano.

Ma adesso sapevano tutto.

La sua parrucca, il suo trucco, il suo ridicolo travestimento da insipiens non sarebbe più servito a niente. Lo tenevano sotto controllo.

Forse lo stavano controllando in quello stesso momento? Simone si guardò intorno, irrequieto. Si era messo in pericolo?

No. Sto correndo troppo con le mie fantasie paranoiche. Come sempre.

In fondo, se avessero voluto fargli del male avrebbero già potuto farlo.

Invece non gli era successo niente. Avevano semplicemente fatto sparire i libri.

Claudio, però, lui sì che era ancora in pericolo e Simone, tra le pagine di quei libri, non aveva scoperto alcunché su quella questione.

Simone si chinò sul tavolo e appoggiò la testa alle braccia. Era paralizzato in una situazione di stallo. Non poteva fare più niente.

La mano di Marco sulla spalla gli fece alzare la testa. «E quindi... adesso... che succede? Cosa farai? Cosa faremo?»

Simone si morse il labbro inferiore, tanto forte da farsi male. «Non lo so. Non lo so davvero...»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora