96. La cultura del dolore

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4 gennaio

«Tu adesso vieni con me!» tuonò Artemide indicando Simone.

Margherita balzò in piedi. «Artemide!»

Simone si protese istintivamente verso Marco per difenderlo.

«Seguitemi!» Margherita allargò le braccia e Artemide sembrò improvvisamente confusa.

«Dove siete!» gridò. Margherita aveva lanciato un incantesimo di illusione per nasconderli? Simone continuava a vedere tutto.

Margherita scattò verso la porta che dava sul laboratorio. Simone rinunciò a capire. Afferrò Marco per un braccio e la seguì.

«Venite!» li incalzò Margherita. «L'incantesimo è sia visivo che uditivo, ma non la tratterrà per molto.»

Attraversarono in fretta il laboratorio, che, a una rapida occhiata di passaggio, sembrava in tutto e per tutto l'antro di un pozionista da film fantasy. Uscirono da una porticina sul retro e si inoltrarono nella fitta vegetazione che circondava la casetta.

«Vi vedo, stupidi!» gridò da lontano Artemide, che evidentemente era uscita dalla porta davanti. «Ho indossato degli occhiali rivelatori!»

«Merda!» esclamò Margherita. «Non rallentate!»

«La macchina è di là!» gridò Simone.

«L'ha sicuramente messa fuori uso» ribatté Margherita. «Zitti e di corsa.»

Simone, Marco e Margherita si fecero largo tra alberi, rami e cespugli. Simone riusciva a tenere un'andatura piuttosto sostenuta, ma si accorse presto che sia Margherita sia Marco faticavano a seguire il suo passo: la prima probabilmente per mancanza di allenamento, il secondo perché aveva ancora i punti freschi in pancia.

«Tu non puoi correre!» disse Simone a Marco, facendo qualche passo a ritroso per aspettarli. A una decina di metri dietro di loro vide Artemide avanzare tra gli alberi.

Margherita lo raggiunse «Simone, scappa! Lasciaci indietro! Artemide vuole solo te! Sei tu quello più pericoloso dal suo punto di vista!»

«Non posso lasciarti!» Simone prese la mano di Marco, appena sopraggiunto.

«Dividiamoci!» implorò Margherita. «Lo terrò al sicuro. Te lo giuro, lo terrò al sicuro!»

«No!» protestò con veemenza Marco. «Non posso lasciarlo!»

«Non è il momento di fare i fidanzatini, adesso, cazzo!» sbraitò Margherita, facendosi largo tra un intrico di rami secchi.

«Non avete scampo!» gridò Artemide alle loro spalle, sempre più vicina.

Simone si morse un labbro: stava per prendere una decisione difficile. I suoi sentimenti gli dicevano di restare insieme a Marco. Ma lasciare indietro Marco e Margherita era la cosa migliore dal punto di vista razionale: Artemide era sola e non poteva seguire tutti e tre, ed era chiaramente interessata a Simone, l'aveva detto appena era entrata nella casa.

Infine si decise. «Proteggilo come se ne dipendesse la tua vita! O quando ti rivedo ti ammazzo!» gridò a Margherita mentre scattava per allontanarsi da loro.

«Simone!» Il lamento di Marco fu straziante. «Stai attento!»

«Andiamo di qua!» La voce di Margherita era già distante.

Simone cercò di prendere una direzione diversa e ortogonale rispetto a quella che stava percorrendo poco prima. Zigzagò in un dedalo di alberi, che erano sempre più fitti: si stava inoltrando nel bosco. Era un parco naturale, quindi si trattava di un bosco esteso, in cui si sarebbe certamente perso. Ma avrebbe usato il navigatore del cellulare per uscirne, in quel momento l'importante era seminare Artemide.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora