38. L'allieva prediletta

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La ragazzina non era niente di speciale.

Capelli castani un po' informi, stretti in una coda alta, occhi scuri, un naso pronunciato che però non sfigurava sul suo viso dai tratti decisi.

E la pelle fresca, liscia, rosea con qualche timido brufoletto adolescenziale sulla fronte. Non poteva avere più di quattordici anni.

Dio, che schifo...

Era peggio di quel che pensava. Molto peggio.

Suo padre la guardava da bordocampo, mentre lei palleggiava con uno sparring, un ragazzo più o meno della sua età. A un certo punto il padre si avvicinò a lei, le mostrò con la mano il movimento che avrebbe dovuto fare per tirare il dritto. Claudio non udì cosa le stava dicendo.

Che schifo!

Fu assalito da un attacco di tosse, mentre si avvicinava alla rete di recinzione.

Fu quel rumore a far voltare il padre verso di lui. Claudio non fece nulla per non farsi notare. Voleva farsi notare. Voleva affrontarlo.

Vojo vede la faccia de 'n omo de merda che se vergogna.

Il padre fece un espressione preoccupata. «Claudio?» Si avvicinò di corsa alla rete. «Che ci fai qui? Sei impazzito? Dovresti stà a letto!»

«Vie' fori» disse Claudio seccamente. Non voleva affrontarlo di fronte alla sua vittima. Non voleva umiliare anche la ragazzina. Lei non aveva colpa di niente.

«Cla', sto a fà lezione. Torna a casa, che cazzo te pija?»

«Ho detto: vieni fuori!» Gridare quella frase gli causò un altro accesso di tosse.

Il padre parve rendersi conto che la situazione era seria. Mormorò qualcosa alla ragazzina e raggiunse Claudio.

Presero una stradina che costeggiava i campi e si dirigeva all'uscita del circolo.

«Mi vuoi spiegare che cazzo è successo?»

«Tu stasera te ne vai. Arrangiati come ti pare: prendi le tue cose e le porti in un hotel, in un deposito. Dove vuoi. Ma te ne vai.»

Il padre sgranò gli occhi, la sua bocca si deformò. Non se lo aspettava minimamente, era palese. «Perché?» mormorò.

Claudio strinse le labbra. «Perché me fai schifo.» Il suo tono era asciutto, calmo.

«M-ma perché? Che ho fatto?»

«Lo sai.»

«No!» Il padre sembrava sinceramente smarrito, quasi disperato.

«Quanti anni c'ha? Tredici? Quattordici?» Claudio scosse la testa. «Sempre più piccole, ti piacciono?» Prese un fazzoletto di tasca e si soffiò rumorosamente il naso.

Gli occhi del padre sembravano sul punto di uscire dalle orbite, tanto li spalancò. «Eeeh? Ma... ma chi? Stella? L-la la...» Indicò il campo ormai lontano con mano tremante. «La mia allieva?»

«La tua allieva prediletta, sì» disse Claudio, ripetendo le parole che gli aveva sentito usare il giorno prima al telefono.

«Ma sei matto? Cosa ti sei messo in testa? Ha compiuto da poco quattordici anni!»

«Oh, te prego! Nun fà qua'a faccia da innocentino! Mamma ne aveva sedici! Anzi, quindici, me sa. Nun ce credo che l'hai messa incinta co' solo un mese e mezzo de scopate.» La madre compiva gli anni il 4 gennaio e Claudio era stato concepito all'incirca a fine febbraio o forse inizio marzo, considerando che era nato un po' prematuro.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora