63. Seduzione

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Simone arrivò all'Hotel Baglioni alle sette meno un quarto.

La Lazio alloggiava al Carlton, ma Tiziano gli aveva dato appuntamento lì.

Era già buio, e faceva freddo, nonostante mancasse ancora quasi un mese all'inizio dell'inverno. Si strinse nelle spalle e sistemò meglio la sciarpa nel bavero del cappotto.

Luciano si era arrabbiato. Aveva acconsentito alla disperata (e ai suoi occhi immotivata) richiesta di Simone di non unirsi al viaggio per Cremona e raggiungere la squadra più tardi con mezzi propri, ma l'aveva minacciato di metterlo fuori rosa, se l'indomani non si fosse presentato puntualissimo all'adunata mattutina.

Tiziano gli aveva dato appuntamento alle diciannove.

Rivedrò Tiziano.
Quanto tempo...

Si sentiva un po' in colpa di non aver detto nulla a Claudio.

Aveva avuto l'impulso, per un attimo, di dirglielo, lunedì, il giorno in cui Claudio l'aveva sorpreso in Sala Borsa con tanto di trucco e parrucco. Il giorno in cui avevano, per l'ennesima volta, litigato. Poi, però, aveva preferito non dirgli nulla. Lo avrebbe fatto. Ma dopo. Alla fine di tutto.

Era meglio così. Claudio faceva il duro, ma Simone sapeva che non aveva ancora superato la rottura con Tiziano. Se avesse saputo di quell'incontro, sarebbe stato in pena.

Certo, si sarebbe poi sicuramente arrabbiato, sapendo dell'incontro a cosa avvenuta, ma, com'era solito dire Claudio stesso, meglio incazzato che triste.

«Sono Alessio Marchetti, ho un appuntamento con Giovanni Romagnoli» disse Simone al receptionist. Era la frase con cui Tiziano stesso gli aveva detto di presentarsi. Se Claudio l'avesse saputo avrebbe detto che «Tiziano c'ha sempre paura de passà pe' frocio».

Il receptionist gli fece un sorriso cortese ma freddo. «Attenda un attimo.»

Simone lo vide sparire sul retro e riapparire dopo un minuto con una ragazza in divisa. Fu lei a parlare, esibendo un sorriso altrettanto cortese e altrettanto freddo. «Mi segua, signor Marchetti. Il signor Romagnoli l'aspetta.»

Simone seguì la ragazza, che lo portò al quinto piano e gli fece percorrere un dedalo di corridoi, prima di giungere davanti alla porta di una camera.

La ragazza non bussò.

Aprì la porta con una tessera elettronica, producendo un debole bip, e fece un gesto per invitare Simone a entrare. «Il signor Romagnoli l'aspetta» ripeté la ragazza. Sembrava un automa.

Simone la ringraziò, un po' incerto: gli sembrava tutto molto strano. Entrò, sbottonandosi il cappotto, e la ragazza chiuse bruscamente la porta dietro di lui.

Simone sentì le proprie ginocchia sciogliersi.

Per qualche istante ebbe il timore di essere finito dritto dritto in una trappola, il cuore prese a battergli all'impazzata, ma dopo pochi secondi, dal corridoio spuntò il viso di Tiziano, i capelli castani un po' arruffati e i suoi luminosi occhi blu sorridenti. «Buongiorno signor Marchetti!» disse allegramente.

Poi allargò le braccia, in due passi fu addosso a Simone e lo sommerse in un abbraccio. «Quanto tempo!»

Simone fu talmente stupito dall'entusiastica dimostrazione d'affetto che impiegò qualche secondo a rispondere all'abbraccio, e lo fece con titubanza.

«Allora? Che mi racconti?» disse Tiziano. Si allontanò appena col busto, ma continuò a tenere stretto Simone, che per un attimo ricordò di aver già visto Tiziano così da vicino, quel giorno di quattro anni prima in cui aveva provato a baciarlo, in preda a una violenta confusione ormonale causata dal desiderio dello stesso Tiziano.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora