Simone, per un attimo, dimenticò tutte le sue preoccupazioni ed esultò.
Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, abbracciò Marco, che stava gridando insieme a lui, e gioì, gioì intimamente, come se tutti i problemi non esistessero e quella fosse una semplice partita di calcio.
«È mi fijo! È mi fijo quello!» stava gridando Lorenzo. Laura gli lanciò le braccia al collo, gridando ed esultando con lui. Erano in piedi e stavano per andarsene. Allo scoccare del quarantesimo minuto erano riusciti ad alzarsi, ma proprio in quel momento era stato fischiato un angolo per il Felsina. Avevano deciso di rimanere a vederlo, e avevano avuto ragione a farlo.
In quel momento di gioia collettiva, Lazio-Felsina era davvero solo una partita. Una partita di Coppa Italia in cui Claudio aveva appena segnato un gol stupendo. Stile Ibrahimovic all'Inghilterra, una rovesciata da fuori area. Lui che era sempre così scoordinato e sgraziato, era riuscito a tirar fuori un colpo difficilissimo e stilisticamente perfetto. Qualcosa di irripetibile.
«Senti! Senti lo stadio!» esclamò Laura.
Simone era sbalordito. «Wow...»
Lo stadio intero stava applaudendo. Il gesto tecnico era stato talmente perfetto che i tifosi avevano messo da parte odi e rivalità.
«Stanno applaudendo un frocio romanista...» commentò ammirato Simone.
«Guarda!» Marco indicò il campo. «Guarda Tiziano!»
Anche Tiziano stava applaudendo, con le mani sopra la testa.
«Dici che è stato lui a far partire l'applauso?» chiese Marco.
«Chissà... non ci ho fatto caso...» Simone sorrise. Era certo che Tiziano fosse felice, per il gol di Claudio.
«Che capolavoro di gol» disse Lorenzo. «Sono così... così...ah!» Si asciugò una lacrima. Anche Laura sembrava commossa. «Avrei voglia de rivedè un replay, subito!»
«Lo rivedremo un centomigliaio di volte nei prossimi giorni. Ci verrà la nausea, a forza di rivederlo.» Marco sospirò, guardò il campo, i suoi compagni. «Ero così triste all'idea di non giocare, ma sai... alla fine sono contento. Stiamo perdendo, ma non mi sembra una sconfitta. E Claudio è riuscito a realizzare il suo sogno. Sono felice per lui.» Guardò Simone. «È una bella persona. Se lo meritava, questo gol.»
Poi il suo sguardo si spostò alle spalle. Anche Simone si voltò, per vedere cosa avesse catturato l'attenzione di Marco, e vide avvicinarsi una hostess dello stadio.
Impiegò qualche secondo a riconoscere il volto di Margherita, il suo volto vero, sotto il trucco e la parrucca, che era diverso dal trucco con cui era entrata insieme a loro nello stadio un'ora e mezza prima. «Ci ribecchiamo finalmente» sussurrò lei. «Come potete vedere, a differenza vostra sono riuscita a non farmi acciuffare dalla setta e a non farmi arrestare dalla gendarmeria. Purtroppo però non sono riuscita a combinare granché.»
«Tu...» disse Lorenzo.
«Chi sei?» chiese Laura.
«Mi chiamo Margherita» disse tendendole la mano. «Sono la sorella dell'evocatrice che ha dato i desideri a Simone, Tiziano e Claudio. Ma adesso non c'è tempo per le spiegazioni. Dobbiamo scendere, avvisare Claudio e stanare Ares.»
Lorenzo guardò l'orologio. «Sì, è già il quarantatreesimo... scendiamo subito...»
«Aspetta un attimo, chi è Ares?» chiese Laura.
«Scusa, ma non gli avete raccontato...?» disse Margherita rivolta a Simone e Marco. Poi si batté una mano sulla fronte. «Ah... aspetta... Artemide vi ha persuasi, vero?» Sospirò. «Scommetto che non riuscite nemmeno a muovervi.» Margherita frugò nella propria borsa e ne estrasse due boccette. «Bevete, cercherò di contropersuadervi e spero di riuscirci, questa pozione purtroppo è quella mezza sola che funziona solo sugli insipiens, quella che ho usato sull'autista dell'ambulanza.»
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L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]
FantasyLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Claudio. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, v...