138. Claudio Barazzutti, nato a Roma il 21 novembre 1999

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Tiziano sapeva di dentifricio, e a Claudio non piacque. Avrebbe voluto sentire il suo sapore, il suo vero sapore.

Lo assaggiò sul collo. Lo leccò e lo morse. Lo trascinò fuori dal bagno e lo spinse sul letto. Andava tutto bene. Avevano diciassette anni ed erano solo due ragazzi dei Castelli.

No. 

Ne avevano ventuno, presto ventidue, Tiziano li compiva in marzo e avrebbe festeggiato il compleanno a Liverpool. Avevano ventidue anni ed erano già uomini, e niente andava bene: Claudio aveva un potere, un potere terribile, con cui poteva strappare l'anima dal corpo delle persone.

Perché ripensava adesso a queste cose?

«Cla', che c'è?» ansimò Tiziano.

«C'è che sono un cojone. Non ho diciassette anni. Ne ho ventuno e sono un cojone. Un cojone patetico!» Claudio tirò un pugno al materasso.

«Ok. Sì. Sei un coglione. Ma che cambia? Non ci pensare! Vieni qui...»

Tiziano fece per baciarlo ancora, ma Claudio lo respinse. «Nun ja'a faccio.»

Tiziano emise un lungo sospiro. «Ok.» Annuì. «Sì, hai ragione. Sono successe troppe cose per far finta che siamo solo due ragazzini spensierati. Non lo siamo e non lo saremo mai più. Ma questo perché dovrebbe impedirci di farci una bella scopata?»

Claudio si tirò su, sulle ginocchia, a cavalcioni di Tiziano. Lo guardò socchiudendo gli occhi. «Sei davvero tu, Tizia'?»

Tiziano rise. Si mise anche lui in ginocchio, di fronte a Claudio, e lo prese per la maglietta. «Chi se ne fotte di quanti anni abbiamo e chi se ne fotte del resto del mondo. Per la prossima mezz'ora, un'ora, dieci minuti, quanto ci regge, importerai tu e importerò io. Penseremo solo a noi stessi. Chiudi gli occhi.»

Claudio li chiuse.

«Tu non sei il tipo che si fa paranoie, Cla'. Non lo sei mai stato. Se ti va di fare qualcosa la fai. Sei sempre stato così. Ti ricordi cosa mi avevi detto quel giorno a casa tua? Il primo giorno, quando io mi facevo problemi perché ti avevo inculato a tradimento?»

Claudio, a occhi chiusi, sorrise.

Tiziano gli ricordò la frase. «Se voi fà quarcosa falla. Eventualmente ce penso io a mannatte a fanculo, se nun me va de falla. Mo' sono io a dirlo a te. Io so che vuoi scopare. Lo so. Ma i sensi di colpa e le preoccupazioni si mettono in mezzo e ti frenano. Non farti frenare da queste cazzate!»

«Tizia'» disse infine Claudio. «Me stai a fà un discorsetto motivazionale che pari 'n animatore del Club Med. Quanta voglia c'hai de scopà?»

«Una cifra, cazzo...» sospirò Tiziano.

Claudio riaprì gli occhi. «E allora che cazzo te parli pe' mezz'ora? Scopiamo, no?»

Tiziano rovesciò per un attimo gli occhi all'indietro, prima di buttarsi addosso a Claudio. Che si lasciò finalmente andare. 

Claudio si fece spogliare, e spogliò a sua volta Tiziano. I loro gesti furono rapidi, concitati, talmente ansiosi da risultare a volte goffi.

Arrivato alle mutande, Tiziano si fermò. Si alzò sulle ginocchia, abbassò l'elastico e disse: «Boing!»

Claudio scoppiò a ridere. La loro prima volta! Gli si avventò addosso. Erano nudi, adesso, si rotolarono sul letto, abbracciandosi, ridendo. Le risate presto si trasformarono in ansiti di piacere. 

Cercarono a vicenda di dominarsi, e Claudio, infine, ebbe la meglio su Tiziano. 

Era sopra di lui. Gli tirò su una coscia, agganciando la gamba dal ginocchio, poi passò la mano sul suo gluteo, facendo scorrere le dita nella fessura tra le natiche. Tiziano sorrise. 

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora