«Forse avrai l'onore di conoscere il Venerabile! Scommetto che sta venendo qui!»
Leonardo, l'energumeno che aveva finto di essere un buttafuori dello stadio, il "famiglio" della maga che aveva paralizzato Simone con un incantesimo di burattineria, stava misurando la stanza a lunghi passi. Sembrava elettrizzato, come un piccolo tifoso in procinto di conoscere il suo idolo sportivo, un'emozione completamente incoerente con il suo aspetto da rude palestrato.
Simone assisteva alla scena nel silenzio più totale, seduto immobile e inamovibile su una banale sedia di plastica, in un ufficio. Lo aveva guidato lì la maga, attraverso i corridoi dello stadio. Avevano incrociato parecchia gente, tra spettatori e addetti ai lavori, ma nessuno li aveva guardati. Nessuno li aveva considerati. Era stato come essere invisibili. Simone aveva intuito fossero protetti da qualche tipo di incantesimo illusorio.
Una volta entrati nella stanza, la maga aveva spinto Simone a sedersi e poi l'aveva fatto rimanere immobile con un incantesimo persuasivo, poiché evidentemente la burattineria funzionava solo in presenza. Aveva poi dato al famiglio istruzione di tenerlo d'occhio e se n'era andata.
Simone non avrebbe saputo dire quanto tempo era trascorso, forse mezz'ora, forse persino di più. Il famiglio era rimasto in silenzio per quasi tutto il tempo, ma la sua impazienza era stata sempre più palpabile, e negli ultimi minuti lo aveva spinto a parlare.
«Sai... io l'ho già incontrato, il Venerabile!» Il famiglio guardò Simone, quasi come se aspettasse una risposta, o una domanda retorica.
Ma Simone non poteva parlare. L'unica cosa che riusciva a muovere volontariamente erano i bulbi oculari e le palpebre. Il resto del corpo era immobile: il cuore batteva, i polmoni respiravano, ma tutti gli altri muscoli erano assolutamente, perfettamente congelati. In quell'immobilità angosciante, Simone pensava a Marco. Chissà se era riuscito a trovare i gendarmi. Chissà come aveva deciso di agire. Simone aveva paura che potesse fare qualcosa di avventato e mettersi in pericolo, ma allo stesso tempo aveva fiducia in lui e nelle sue capacità. Aveva speranza. Poca, ma ne aveva.
«Be', del resto sono il famiglio dell'antica casata dei Dionisi, e...» Leonardo si guardò intorno e abbassò la voce. «...c'è stato un incontro segreto tra i prelati, qualche tempo fa, a cui ho partecipato anch'io!»
E poi Marco è protetto dagli scudi magici... pensò Simone ignorando il famiglio.
«E visto il ruolo che ricopro non è l'unica celebrità che ho incontrato...»
Simone si era chiesto il perché di questa differenza: Marco aveva degli scudi che la maga non era riuscita a penetrare, Simone non li aveva. Aveva riflettuto, e si era ricordato di ciò che aveva detto loro Margherita: tutte le persone vicine a Claudio erano protette dalla gendarmeria a loro insaputa, compresi Marco e Simone. Ma Artemide doveva aver tolto a Simone questi scudi quando lo aveva sequestrato: era l'unica spiegazione che gli veniva in mente per spiegare ciò che era successo poco prima.
Mentre Simone rifletteva, Leonardo stava inanellando nomi su nomi di persone che Simone non conosceva nemmeno per sentito dire, ma che supponeva fossero maghi famosi, amici della sua padrona appartenente alla fantomatica antica casata dei... che cognome aveva detto poco prima? Dionisi, già.
Simone si chiese se la padrona del "famiglio" fosse una dei tre "cardinali" di cui gli aveva parlato Artemide nel bosco, una dei capi che la gendarmeria sperava di catturare. Gli sembrava sempre più probabile che lo fosse.
«...ma nessuno di questi incontri può rivaleggiare con il Venerabile!» Il famiglio sembrava sempre più entusiasta. «Ah! Che visione maestosa. È altissimo, sai? Sono certo che sia più alto dello stesso Barazzutti.»
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L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]
FantasíaLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Claudio. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, v...