93. Il dizionario enciclopedico della magia

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4 gennaio 

Marco e Simone avevano trovato un'altra copia prestito del Dizionario enciclopedico della Magia alla Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma.

Simone aveva ancora paura, ovviamente. Paura che la setta gli mettesse alle calcagna qualcun altro. Paura che i gendarmi fossero scontenti delle sue ricerche e cercassero di fermarlo. Avevano provato a telefonare ad Artemide Vinci almeno una ventina di volte, ma lei non si era fatta trovare. Si era limitata a lasciare un messaggio nella segreteria telefonica di entrambi, un messaggio identico, che diceva: «Non ficcate il naso in questioni che non vi riguardano e fidatevi del lavoro della gendarmeria. Se Claudio dovesse venire a sapere qualcosa, se doveste crearci anche il minimo problema, non esiteremo ad arrestarvi.»

Ma era troppo importante studiare. E in questa consapevolezza aveva trovato la forza di superare i suoi timori.

L'unico aspetto di quella vicenda che lo tormentava ancora era la presenza di Marco. Ma il ragazzo non aveva voluto sentire ragioni. Era il quattro gennaio, e Simone era stato dimesso dall'ospedale la sera prima insieme a Marco. Il ragazzo aveva passato la prima notte in hotel coi suoi genitori, che poi erano tornati a Modena. La seconda notte aveva accettato ospitalità a casa di Simone: se non era possibile convincerlo ad andarsene, voleva almeno stargli sempre accanto.

Simone compilò tutti i moduli per la tessera, fece richiesta per la copia (che qui si nascondeva dietro a un dizionario Latino-Italiano Castiglioni Mariotti) e in poco più di un'ora i due ragazzi erano fuori dall'edificio con il volume in mano.

«Finalmente!» esclamò Marco.

«Corriamo alla macchina e torniamo a casa. Comincio a leggerti subito qualche voce.»

Simone temeva che sarebbe successo qualcosa, nel tragitto a piedi dalla biblioteca all'auto (la Golf di suo padre): tenne quel dizionario stretto al petto come fosse un figlio da proteggere.

Ma una volta tanto tutto filò liscio.

Appena chiusero le portiere con la sicura, sfogliò subito il dizionario in cerca della prima voce: Omnia vincit Amor.

«Omnia vincit Amor» lesse Simone ad alta voce, con una punta di solennità, mentre Marco impostava il navigatore. «Principio che enuncia l'intangibilità, parentesi aperta, vedi: forze intangibili, freccina, parentesi chiusa, e l'onnipotenza dell'amore. Secondo la corrente scientifico filosofica dell'evoluzionismo agenico, freccina, la ragione risiede nel suo essere forza motrice della vita. Unica forza magica indiscriminatamente usabile da maghi, freccina... va be', direi che le freccine te le posso risparmiare, ce ne sono tipo seicentomila. Dicevo: Unica forza magica indiscriminatamente usabile da maghi e insipiens. Gli incantesimi d'amore sono quattro: il bacio di vero amore, l'amplesso sintonico, il sacrificio di sangue e il sacrificio vitale. Il quinto rituale noto come sacrificio di umanità è oggi considerato essere leggenda e si riporta a titolo di curiosità storica. Oltre ai quattro incantesimi citati, la forza dell'amore è in grado di potenziare qualsiasi tipo di incantesimo derivante da potere nativo, pozione, o artefatto. Le prime testimonianze storiche... bla bla bla, questa parte direi che per ora possiamo saltarla... Esempi... Ah, questo sembra interessante: I quattro incantesimi di vero amore hanno le loro antitesi nelle versioni asintoniche o violente, ossia il bacio rubato, la violenza carnale, il sacrificio di sangue coatto e il sacrificio vitale coatto. Le versioni asintoniche degli incantesimi d'amore possono talvolta avere effetti superficialmente simili, ma con potere magico ovviamente inferiore e implicazioni secondarie differenti. ...Bla bla bla... Ok, direi che la parte tecnica che ci interessa di più è finita.»

«Le freccine sono tipo Link, immagino?» chiese Marco, accendendo il motore, mentre la voce del navigatore già impartiva le prime istruzioni.

«Sì.»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora