81. Essere un maschio alfa

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23 dicembre

«Ma cosa cazzo credevi di fare?»

Lajovic sbatté sulla scrivania del suo ufficio una copia della Gazzetta dello Sport: all'interno, un'intera pagina di dossier sul post Instagram di Claudio e su quello che aveva scatenato online nell'arco di quarantott'ore.

I messaggi di solidarietà erano stati tantissimi e inaspettati. La sua parrucca rosa era diventata virale su tutti i principali social network, e da due giorni gli hashtag #pinkwig e #omofobonuntetemo erano tra i più popolari di Twitter.

Qualche follower solerte aveva infatti interpretato la foto come un invito a dare un segno di solidarietà e nell'arco delle ultime due giornate erano fioccati post di persone, di tutti i sessi, conosciute e meno conosciute, con indosso la parrucca, i due hashtag (inventati da non si sa chi, Claudio non li aveva inseriti nel suo post originale), una chiocciola all'Instagram di Claudio (che aveva visto così nuovamente lievitare il numero dei suoi follower) e messaggi di vario genere contro l'omofobia. Avevano partecipato anche molti personaggi famosi e la cosa si era diffusa anche fuori dall'Italia, tra attori, cantanti, e sportivi, tra cui parecchi calciatori.

Tra cui Tiziano.

Al pensiero del quale Claudio provava una rabbia sorda, il desiderio di cancellare il proprio post e di distruggere qualcosa.

«Mi ascolti o no? Cos'hai da dire?» insisté Lajovic.

«Volevo solo mandare a 'fanculo i tifosi omofobi che mi hanno rotto il cazzo domenica scorsa e la cui mentalità di merda ha messo k.o. per due mesi un povero ragazzo che non c'entrava niente.»

Lajovic socchiuse gli occhi. «Ah, non c'entrava niente? Secondo te sono scemo? Secondo te non l'ho capito che state insieme?»

Claudio avrebbe voluto dirsi che non se l'aspettava, che qualcuno avrebbe pensato che lui e Marco avevano una relazione. Ma se l'aspettava. «Non stiamo insieme. E per quanto ne so lui è etero» mentì.

«Non capisco se mi stai prendendo per il culo, se pensi che sia scemo o se stai semplicemente tentando di difenderlo. Lo so benissimo che Marco è finocchio. Sai come lo so? A parte che si vede lontano un miglio da come parla e si veste... ma indovina perché è stato cacciato dallo spogliatoio Allievi del Modena? Perché trombava con un suo compagno di squadra. L'allenatore li ha visti e non li ha più voluti.» Lajovic fece una smorfia disgustata e scosse la testa. «Marco non ne ha idea, pensa di essere stato mandato via per motivi tecnici. Ma la storia è girata e la sanno tutti, in realtà. Tutti tranne lui. Nessun allenatore voleva prendersi un finocchio in squadra. Un finocchio così checca, per giunta. Nessuno tranne chi?» Lajovic si indicò.

«Mi sono tappato il naso e ho chiesto alla Vinci di prenderlo,» proseguì, «perché nonostante sia un finocchio è bravo a calcio. Troppo bravo per lasciarmelo scappare. Bravo davvero, ne ho visti pochi in giro di mediani con il suo talento. Il suo è un ruolo in cui di solito ci piazzano manovali col fisico massiccio. Ma l'allenatore degli Allievi del Modena aveva occhio, ha capito che lui dà il meglio dalle retrovie, perché vede il campo, è un regista nato. Fidati, per la serie C è sprecato e ogni mese che passa con noi è un mese di troppo.

«Comunque, sto divagando. So tutto di lui, so che è finocchio e so che avete condiviso la stanza per un mese. Una bella idea di quel lesbicone della Vinci, credo. Non voglio sapere cosa avete fatto o state ancora facendo, sai che sono contrario ai rapporti sul lavoro. Qualsiasi tipo di rapporto, maschio, femmina, animale... sono una distrazione. E se è vero quello che mi dici, che non state insieme, be' evidentemente lui è innamorato di te, altrimenti perché sacrificarsi?»

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora