30. Proposta indecente

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«In che senso una proposta indecente?» chiese Claudio, non aspettandosi nulla di buono dalla risposta.

Il padre fece un cenno verso la R4. «Parlamone in macchina. Mo'o dai una strappo? Le regge du' persone 'sto catorcio?»

Claudio aprì il bagagliaio e lanciò dentro il borsone. «Sto catorcio so' sei anni che nun lo porto dar meccanico. È indistruttibile.»

«Come tutte le cose brutte non more mai» commentò il padre.

Claudio sorrise alla battuta, e i due salirono in macchina.

«'Mmazza che calla!» Il padre si affrettò ad abbassare il finestrino.

«E ringrazia che so' le sei e non mezzogiorno» anche Claudio fece scendere il suo. «Allora, domanda uno: 'ndo te devo portà? Domanda due: che me devi dì?»

Il padre aveva estratto il cellulare dalla tasca e stava guardando lo schermo. «Gira subito a destra all'uscita dal parcheggio.»

«'Ndo stamo a 'nna? Al tuo hotel? Dove alloggi?»

«Tu vai a destra.»

«Stai a fà er misterioso...» constatò Claudio, mentre svoltava.

«Bravo, poi pija la terza a sinistra.» Il padre, occhi fissi sul navigatore del telefono, ignorò la provocazione di Claudio, che rinunciò a insistere.

Continuò a seguire le indicazioni del padre, senza fare altre domande, e notò che lo stava facendo uscire da Casalecchio, verso Bologna. Ma non riusciva a immaginare dove volesse portarlo.

«La dieta che t'ho mandato via mail l'hai cominciata?» gli chiese a un certo punto il padre.

Claudio si morse un labbro. «Cioè... c'ho provato, te giuro. Ma alla sera der primo giorno stavo talmente depresso e gonfio de pollo lesso e fiocchi d'avena che me so' scofanato 'n amatriciana. Ma magnavi così, tu, quanno giocavi? Come facevi a vive?»

Il suo pensiero corse a Tiziano. Tiziano mangiava così, sì. Ma era riuscito a inventarsi dei modi interessanti di combinare gli ingredienti della propria dieta. Era un tipo pieno di risorse, Tiziano.

Il padre digrignò i denti in una smorfia giustificatoria. «Non proprio. Ma erano artri tempi. Diciamo che io ero più un tipo da vagonate de pasta, e poi cercavo de tamponà co' i beveroni proteici. Co' le polverine.»

«Cor doping?»

«Ma no! Che cazzo dici?» Ma il colpetto di tosse che seguì e la fretta con cui gli diede un'altra indicazione stradale fece sospettare a Claudio che stesse mentendo. 

Va be', non indaghiamo sulla sua carriera sportiva...

«Ecchice, semo arrivati» annunciò finalmente il padre, dopo qualche minuto di viaggio. Trovarono facilmente un posto libero per parcheggiare e scesero insieme dall'auto. 

Claudio continuava a non capire dove il padre l'avesse portato. Si trovavano in una zona residenziale nella periferia di Bologna, non troppo lontani dallo stadio Dall'Ara (che non era lo stadio del Felsina). Dopo qualche metro a piedi, il padre gli indicò una palazzina. «Ti piace?»

Claudio socchiuse gli occhi. «Che, m'hai cercato un posto letto in affitto? Guarda che me lo trovo da solo.» Poi capì. «Aspe'... è un modo per dirmi che devo sbrigamme a levà le tende dall'hotel e che non hai intenzione de sgancià artri sordi? Nun te preoccupà, sto già a...»

Il padre agitò le mani per zittirlo. «No, non hai capito un cazzo. Non è un posto letto, è un appartamento. La zona è perfetta, tranquilla, e sta a metà strada esatta tra la facoltà di Medicina e il centro allenamenti.»

Claudio chiuse gli occhi e prese un profondo respiro, prima di parlare.

«Ok. No. Se me stai a suggerì de pagà l'affitto di un intero appartamento co' lo stipendio misero che me danno sei completamente fori de capoccia. Se me stai invece a suggerì che l'affitto me lo voi pagà tu, ancora peggio. Grazie pe' l'hotel, ma nun li vojo artri sordi da te.» Scosse la testa, poi, vedendo che il padre non diceva nulla, proseguì: «E mo' che ce penso... come l'hai scelto 'sto appartamento? A caso su internet?»

«No,» rispose il padre, «è da due giorni che sto a Bologna. L'ho visto di persona. Ce so entrato. È un trilocale: due camere, soggiorno con angolo cottura e bagno. Carino, ben tenuto...»

Claudio era allibito. «Cazzo me ne faccio de un trilocale? Ce devo mica dà i ricevimenti!» Lanciò al padre uno sguardo sospettoso. «Ma poi, scusa... se stai a Bologna da du' giorni, perché non m'hai chiamato? Ok che me stai sur cazzo, ma 'na cenetta insieme a te me la sarei fatta. Anche perché de solito me porti sempre in ristoranti boni e paghi tu.» Ridacchiò.

«Non ero sicuro di volertelo dire» disse il padre, serio.

Claudio soppesò per qualche istante quelle parole. «Ok. Me spieghi che problemi c'hai? Che so' tutti 'sti misteri? Di chi cazzo è 'sto appartamento, in realtà? Cosa nun me stai a raccontà?» Claudio non riusciva a immaginare dove il discorso del padre stesse andando a parare, ma non gli piacevano le espressioni di disagio che gli oscuravano il volto.

«Ma no... non c'è nessun problema.» Il padre sospirò. «Almeno, non per te.»

Claudio scosse la testa. La situazione gli piaceva sempre meno. Ora iniziava a pensare che ci fosse sotto qualcosa di losco. «Parliamoci chiaro: se 'sto appartamento è parte di qualche tipo di truffetta legale, tipo riciclo di denaro o evasione...»

«Ma sei scemo?!» lo interruppe il padre in tono alterato. «Ho capito che non hai una grande opinione di me, ma... riciclo di denaro? Per chi m'hai preso, pe' 'n mafioso?»

«E che ne so? Nonno è ricco, mo' magari scopro che in realtà famo Savastano, di cognome.»

Il padre finalmente sembrò sciogliersi un po', ridacchiò. Claudio puntò i pugni ai fianchi. «Allora, me lo voi dì o no perché ce stai a mette tanto a parlà chiaro? Me sembri 'na pischelletta de tredici anni che deve fà la dichiarazione d'amore ar pischello che je piace.»

Il padre rise di nuovo, poi si grattò la testa.

«Ce deve esse quarcosa che non va, se esiti tanto...» insistette Claudio, più cupo.

«Ce sto a mette tanto, e non ero manco sicuro di volertelo dire, perché mi sembrava un'idea pazza. E poi, prima di dirtelo, volevo essere sicuro di potermelo permettere.»

Claudio lo fissò stupito. «E quindi vuoi davvero pagarmi questo...?»

«No. Non pagarti. Pagarci.» Il padre deglutì vistosamente. «Ce vojo stà pure io, in questo appartamento.»

Claudio sbatté rapidamente le palpebre, sempre più incredulo. «Bllrghff... cioè... te voi tenè un pied a terre a Bologna pe' quanno vieni a giocà i tornei senior?»

«No» rispose il padre. Sembrava serio, adesso. Serio e determinato. «Nun me chiede de inginocchiamme. Questa è la mia proposta indecente: Claudio, posso essere il tuo personal trainer?»

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Le rinfrescanti (?) note autore

I Barazzutti padre e figlio insieme sotto lo stesso tetto? Ci vogliamo credere? Succederà? Claudio accetterà? Ve le immaginate le situazioni sitcom che si verrebbero a creare? E Tiziano? Dov'è Tiziano? Non ne potete più di questa assenza, vero? E Simone? No, di Simone non gliene frega niente a nessuno, ok.

Volevo approfittare di queste note per ringraziare tre ragazze che si sono offerte di aiutarmi con la traduzione de L'ultimo desiderio e mi hanno già dato un sacco di utili dritte: _Marvy_ e fioredixampo, e infine anche Juiceissweet che mi ha dato degli ottimi consigli e delle consulenze di lingua e cultura russa per la nuova storia che sto scrivendo, Winning Green (che forse rititolerò To Win the Green, non so, devo pensarci alla fine probabilmente sarà un titolo completamente diverso e in italiano, non so perché mi sono fissata con l'inglese).

Non dimenticate la stellinaaaaa! Grazie e a venerdì!

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora