19 dicembre
Era una cantina.
Cieca, senza finestre.
Cianfrusaglie, vecchi mobili.
Uno scaffale con una ricca selezione di vini.
Simone distolse lo sguardo dallo scaffale.
Si era appena svegliato.
Non sapeva che giorno fosse, non sapeva che ore fossero, non sapeva quanto tempo fosse passato. Sapeva solo che gli scappava da pisciare.
La spalla sinistra gli faceva ancora male, nel punto dove si era conficcata la siringa. Si abbassò la felpa e vide che c'era un ematoma.
Marco...
Perché?Si prese la testa tra le mani e premette forte sulle tempie: la sensazione era quella di un forte doposbornia.
Guardandosi meglio intorno, notò una videocamera, in un angolo del basso soffitto, un minuscolo occhietto tondo incastonato tra due travi. Simone si alzò in piedi, prese una delle bottiglie e la fracassò con violenza contro la piccola sfera, schizzando vino e schegge tutto intorno.
Ma fu solo la bottiglia a rompersi.
Come sospettavo: infrangibile.
Mostrò il dito medio all'obiettivo.
«Che cazzo vuoi da me, stronzo?» gridò.
La piccola stanza era completamente immersa nel silenzio.
Si diresse quindi alla porta, una classica, banalissima porta metallica da cantina. Provò ad aprirla. Era ovviamente chiusa a chiave. Diede qualche scossone, ma sembrava piuttosto solida, rimaneva immobile.
Alla fine le diede un calcio di pura frustrazione.
Esaminò, poi, più nel dettaglio ciò che lo circondava: i vecchi mobili erano vuoti, e ricoperti da uno spesso strato di polvere, come se non fossero stati toccati o spostati da anni. Anche le bottiglie di vino erano impolverate. Erano tutti pezzi piuttosto pregiati, alcuni molto datati: dovevano valere una piccola fortuna. In un angolo, c'erano due pile di vecchie riviste e giornali. Simone diede loro un'occhiata, erano per lo più sportive. In mezzo c'era persino qualche album di figurine Calciatori Panini.
Proprio mentre stava esaminando le riviste, la porta della cantina si aprì. Simone si voltò di scatto, vide Marco entrare, e per il breve periodo in cui la porta rimase aperta udì finalmente i primi rumori provenire dall'esterno: deboli borbottii del traffico, fruscii di vento, tutti suoni che scomparvero appena la porta fu chiusa alle spalle del ragazzo.
Simone si avventò immediatamente su di lui, con l'intenzione di tramortirlo e scappare, ma non ebbe fatto nemmeno due passi che delle fitte lancinanti di dolore lo trapassarono da parte a parte in diversi punti del corpo. Si accasciò a terra urlando.
«Ora sai cosa ti succede se provi a muovere un dito contro di me» disse lui, freddo.
Simone era carponi a terra, il viso rivolto al pavimento impolverato. Ansimava. Gli sembrava di sentire ancora quel dolore orribile.
«Che tu ci creda o no, non voglio farti del male» disse Marco.
«Che giorno è?» gli chiese Simone.
«Il diciannove dicembre. Sono le due di pomeriggio.»
Bizzarramente, la prima cosa a cui pensò Simone era che avrebbe saltato l'allenamento.
«Non preoccuparti dell'allenamento, per oggi ho risolto il problema. Devo ancora decidere cosa fare con te, non voglio agire in maniera affrettata.»
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L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]
FantasyLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Claudio. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, v...