54. L'amore vince tutto

3.2K 405 271
                                    

«Il tuo libro» disse la bibliotecaria, una ragazza castana che doveva avere più o meno l'età di Simone, quasi certamente una studentessa universitaria.

Non ci posso credere...

Gli stava porgendo un volume con una copertina rigida blu scuro, le pagine rilegate a filo coi bordi dorati. Sul frontespizio era stampato in calco il titolo, in caratteri svolazzanti: Omnia vincit Amor. Poco sotto, l'autore: Floricienta.

Simone sentì del sudore freddo bagnargli le mani, che stavano un po' tremando. Era allo stesso tempo spaventato e impaziente.

Spaventato all'idea che qualcuno, qualche mago, lo potesse scoprire e che quello che stava facendo non fosse visto di buon occhio.

Impaziente di leggere. Di sapere!

«Fan della Austen?» sussurrò la bibliotecaria con un sorrisetto. «È la mia autrice preferita!»

Simone rimase per un attimo spiazzato, poi il suo cuore accelerò ulteriormente il battito. Era l'ennesima prova: la ragazza non vedeva ciò che stava vedendo lui.

«Mi piace molto» disse lui. Strinse con un braccio il libro al petto e si sistemò con la mano libera gli occhiali finti sul naso.

Simone cercò un posto in sala lettura: il volume, purtroppo, non poteva essere preso in prestito. Si grattò la testa sotto la parrucca, con un dito, piano piano, alla base della nuca, sperando che nessuno lo notasse. Quell'affare lo stava facendo sudare, causandogli un prurito fastidiosissimo.

Sedette e appoggiò le sue cose: libro, quaderno, penna, cellulare e tessera della biblioteca a nome Marco Florenzi. Il nome l'aveva scelto Marco («Mi piace l'idea che siamo omonimi, e Florenzi l'ho scelto perché suona simile a Floricienta»). Simone gli aveva lasciato quell'onore, visto che l'idea per falsificare in modo facile il documento era stata sua. Si trattava di una trovata estremamente semplice: portare una fotocopia del documento anziché l'originale. La Biblioteca aveva accettato la copia senza fare storie. Modificare il file da stampare con un programma di photoediting era stata una sciocchezza. Aveva cambiato nome, residenza, data e luogo di nascita. E c'era incollata sopra una sua fototessera con lo stesso trucco e parrucco che indossava in quel momento.

Simone accarezzò per qualche istante la copertina del libro, assaporando l'emozione della scoperta.

E finalmente lo aprì.

Sperimentò per prima cosa gli occhiali, provando a scattare una foto alla pagina dell'indice.

Come sospettava, la foto — inviata via bluetooth al suo cellulare — mostrava ciò che vedevano gli "insipiens", ossia il frontespizio di Orgoglio e Pregiudizio. Ciò significava che sarebbe stato costretto a prendere un sacco di appunti.

Si era portato un quaderno con penna, allo scopo. Il laptop sarebbe stato decisamente più pratico, ma non voleva che chicchessia leggesse, per sbaglio o per curiosità, ciò che avrebbe scritto: un quaderno era molto più facile da schermare con il corpo e la scrittura a mano più difficile da decifrare (soprattutto la sua: aveva una grafia orribile).

Simone scorse l'indice con trepidazione.

--

I.Prefazione alla nuova edizione
II.Note di traduzione
III.Introduzione

PARTE PRIMA: INAMMISSIBILITÀ SCIENTIFICA DEL GENISMO

1. Razionalità versus teismo: il rifiuto dell'ipotesi genica

2. Ontologia del potere e delle forze intangibili

3. Origine degli evocatori: l'ipotesi darwinista

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora