129. Per il potere di Greyskull!

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Il risveglio fu brutale.

Claudio si alzò a sedere di scatto.

E vomitò.

«Papà!» gridò pulendosi la bocca con la manica.

Vide Tiziano che gli stava tenendo una siringa conficcata nella coscia. Si era svegliato! Quando? «Ti ho iniettato un elisir di forza» disse. «Me l'ha dato Margherita.»

Erano ancora lì. Dentro lo stadio.

«Stai bene?» gli chiese Claudio.

«Fisicamente sì» rispose Tiziano. «Dobbiamo scappare subito.»

Quanto tempo era passato?

Claudio guardò a destra e sinistra, alla ricerca del padre. Intorno a se c'erano diversi corpi tramortiti.

A pochi metri da lui, accanto alla R4, c'erano sua madre, accasciata a terra che vomitava, e poco più in là  Marco e Simone, piagnucolante e aggrappato a Marco.

«Papà!» Suo padre era proprio lì accanto a lui.

Steso a terra.

E Claudio, improvvisamente, ricordò.

Il suo castello non c'era più.

Claudio ebbe l'impressione che il cuore gli si accartocciasse nel petto. «Papà!» gridò con tutta l'aria che aveva nei polmoni. Cercò disperatamente qualcosa dentro di lui, forse aveva visto male, forse il castello era ancora lì, sbiadito, forse se si fosse concentrato abbastanza...

Poi vomitò di nuovo. 

Il castello non c'era. Il corpo di suo padre era morto. Vuoto.

«No! No! No!»

«Cla', dobbiamo scappare! Alzati! Stanno arrivando!» insisté Tiziano.

Claudio cominciò a udire un brusio, in sottofondo. Non troppo distante. Veniva dal tunnel. Notò che Margherita era lì, vicino a uno dei due imbocchi, come in attesa di qualcosa.

«Arrivano! Sbrigati!» lo incalzò Tiziano.

Claudio sentiva la testa pulsare, gli sembrava fosse sul punto di esplodere.

«Chi?» chiese Claudio. «Chi cazzo è che sta ad arrivà?»

«I maghi che prima erano sugli spalti! Sono incazzati neri! Pensano che il Venerabile sia morto e vogliono vendicarsi!»

Claudio lanciò un'occhiata al corpo dell'uomo rettangolare: era privo di sensi, ma non era morto, Claudio vedeva la sua anima, dentro di lui.

Ma decise che in quel momento la cosa non aveva importanza. Scosso da brividi e strane nausee, si limitò a sollevarsi, prese il viso del padre tra le mani. «Papà!»

Il corpo del padre era ancora caldo. Sembrava vivo. Ma non lo era. Il cuore non batteva più.

Claudio si rivolse a Tiziano. «Quanto tempo è passato? Quanto tempo sono rimasto svenuto?»

«Non lo so, ero svenuto anch'io» gli rispose lui.

«Neanche un minuto» disse Marco, che l'aveva evidentemente udito.

«Cla', prendiamo il corpo di tuo padre e portiamolo in macchina, dobbiamo scappare!» ripeté Tiziano.

La macchina!

C'era l'anima di Rosa, dentro. Claudio rifletté con una lucidità che lo stupì, considerata la situazione: sapeva cos'era successo. L'anima di suo padre era diventata un'anima vagante. In parole povere un fantasma. Come faceva a saperlo? L'ennesima cosa di cui non aveva idea.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora