«Trenta e pija in culooo!» Esultò Claudio, appena fuori dalla porta in cui si teneva l'orale di Anatomia II.
«Grande Cla'!» si congratulò un compagno.
«Beato te, a me mi sa che mi tocca rifare lo scritto...» si lagnò una ragazza. «Non mi ricordo niente!»
«So' annato tarmente bene che nun ho capito perché non m'ha dato pure la lode.»
«Quanto sei sborone...» disse scherzosamente un altro compagno.
Era andato davvero bene. E non aveva dovuto nemmeno studiare troppo, perché ricordava ancora tutto perfettamente da luglio.
Se ci ripensava, ancora non riusciva a spiegarsi come avesse potuto fare tanta confusione, quel giorno, al primo appello. L'orrenda serata precedente l'aveva davvero scosso al punto da annebbiargli la mente?
Evidentemente sì, rifletté.
Chiamò per prima la madre, poi il padre, infine Simone.
Simone era uscito con Marco, qualche giorno prima. Avevano trascorso un pomeriggio insieme in un bar, davanti a caffè e gelato, e parlato cordialmente male di Claudio, che non ne avrebbe voluto sapere nulla — ma Simone aveva finito per raccontargli tutto. «Mi sa che avevi ragione tu» aveva concluso l'amico. «Mi sembra un tipo innocuo, ed è turbato quanto me dal tuo comportamento insensato.» Claudio non aveva fatto commenti e quegli argomenti, per fortuna, non si erano più ripresentati nelle loro conversazioni.
Daje, che forse era solo l'ennesima botta de entusiasmo inconcludente de Simone.Il suo amico non era nuovo a colpi di testa simili: si appassionava a qualcosa, ci spendeva sopra soldi e tempo per qualche settimana o mese, e poi, di punto in bianco, passava ad altro.
Nella sua vita, l'unica cosa a cui aveva dedicato un certo impegno continuato era stato il calcio. E la ragione era solo una: si sentiva ancora in colpa per aver rubato il talento a Tiziano.
Certo, poi glielo aveva restituito, ma "restituire", forse, non era il verbo giusto, perché Simone non aveva perso le proprie abilità calcistiche quando aveva espresso il suo ultimo desiderio per dare a Tiziano ciò che gli aveva tolto.
Giurava di non averlo fatto apposta, di aver chiesto semplicemente che Tiziano fosse di nuovo bravo. Claudio non ricordava le parole esatte usate dall'amico: era stata una richiesta complessa, perché Simone voleva che Tiziano non si trovasse, a diciassette anni, con le abilità di un ragazzo di quindici (l'età in cui le aveva perse), ma con quelle che avrebbe avuto se avesse continuato ad allenarsi e migliorare per altri due anni. Claudio aveva sempre pensato che Simone fosse stato uno stupido a rischiare una formulazione tanto complicata, col pericolo che il famigerato genio fraintendesse. Tiziano, invece, era sempre stato grato al ragazzo di aver avuto quella premura. «Se non l'avesse espresso in quel modo, in serie A non ci sarei mai arrivato» l'aveva sentito dire più di una volta.
Perciò Simone era bravissimo a calcio per meriti non suoi e, incoraggiato anche dallo stesso Tiziano, aveva deciso di non sprecare quel talento. E allenandosi e migliorando a partire dalle abilità di un Tiziano quindicenne era arrivato a diventare titolare in serie B.
Dopo aver riferito a Simone il risultato dell'esame, Claudio aveva chiacchierato un po' con lui. Avevano parlato delle rispettive vicissitudini in squadra (Claudio non aveva ancora esordito in campionato, Simone aveva segnato una doppietta nell'ultima partita). Dopo una decina di minuti la telefonata sembrava sul punto di concludersi, ma Simone aveva ancora qualcosa da dire. «Ah, senti... ho deciso di uscire ancora una volta con Marco.»
Claudio avvertì un ormai familiare senso di tensione avvolgergli lo stomaco. «A scopo rimorchio, spero.»
«Cheeee? Ma sei impazzito? No!»
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L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]
FantasyLa strega dei desideri è tornata, e non trova niente di meglio da fare che morire tra le braccia di Claudio. Da quel momento nulla sarà più come prima, e strani eventi iniziano ad accadere intorno a lui: donne misteriose che appaiono solo in foto, v...