50. You're a wizard

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Un suono.

Insistente. Fastidioso.

Dio, come mi scappa da pisciare.

Il telefono.

Simone si alzò a sedere di scatto sul letto, e appena lo fece due lattine vuote caddero a terra, producendo un rumore sferragliante.

«Cazzo! Che ore sono?!»

Guardò il cellulare. Era Mattia.

Ed erano le 17.30.

«Merda! Ho saltato allenamento!»

Sentì lo stomaco ribaltarsi, il cuore impazzire, e un rutto cavernoso risalirgli l'esofago.

Luciano mi uccide!
Domenica non gioco. Sicuro come la morte.

Il telefono smise di squillare. C'erano sei chiamate perse. Due di Mattia, tre di Thomas.

Una di Luciano. L'allenatore.

Merda.
Merda, sono un coglione!

Si era ubriacato come un cretino a metà pomeriggio. E senza motivo, per giunta.

Sono un vero coglione.
Basta, basta così. Non bevo più.
Giuro. Da domani astemio.

Si alzò e corse in bagno, perché sentiva la vescica sul punto di scoppiare. Aveva il passo un po' malfermo e sentiva la testa girare.

Che cazzo gli dico?
Che cazzo di scusa mi invento?

Il telefono riprese immediatamente a squillare.

Ok. Respiro. Voce tranquilla. «Thomas? Scusa ho...»

«Ma sei impazzito? Luciano è incazzato nero. Ne-ro.»

«Ti ricordi il mio amico che gioca a Bologna, ha avuto di nuovo un problema e...»

«Ma che cazzo me ne frega a me? Chiama subito Luciano e spera che sia comprensivo. Ma quindi sei a Bologna, ora?»

«No...» Cazzo... non è credibile che sia già tornato! «Cioè, sì...»

Ci fu qualche istante di silenzio. «Mi stai raccontando una palla?»

«Sono a Bologna. Sono dal mio amico.»

«Simo... scusa se te lo chiedo, ma... hai bevuto?»

Il cuore di Simone impazzì. «No! Ma che cazzo dici?»

«Hai la voce strana.»

«Chiamo il mister.»

Simone chiuse brutalmente la chiamata col cuore che gli perforava le costole.

Oddio! Oddio! Mo' se ne accorge! Come sto parlando?

Simone provò a dire qualcosa guardandosi allo specchio del bagno, frasi a caso. Gli sembrava di essere normale. Di parlare normalmente. Ma sentiva la testa un po' troppo leggera e i riflessi un po' rallentati. L'alcol era ancora in circolo. Se Luciano se ne fosse accorto, dopo ciò che Simone aveva detto allo stagista Luca mentre era ubriaco, e i conseguenti problemi che aveva creato alla squadra, c'era il serio rischio che decidesse di metterlo addirittura fuori rosa. Era un tipo piuttosto intransigente, su quel tipo di comportamenti.

Simone attese cinque minuti, prima di chiamare l'allenatore. Si lavò il viso con acqua fredda e si preparò un caffè. Preparò anche cosa dirgli: il suo amico di Bologna stava ancora male (glielo aveva già detto per giustificare la sua prima assenza), aveva bisogno del suo aiuto e questa sarebbe stata l'ultima volta che saltava allenamento.

L'ultimo evocatore - [Desiderio, volume 2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora