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                                  RIVERA

Uscii fuori dalla vetrata e la seguii in fondo al giardino, la vidi sedersi sotto un albero in preda alla furia e singhiozzi.

Mi sedetti accanto a lei, non ero molto esperto nel rincuorare qualcuno ma stavolta volevo provarci, questa ragazza aveva subito un brutto colpo.

"Cosa cazzo vuoi tu?!" mi disse mentre si asciugava le lacrime.

"Conoscevo bene tuo padre, un tempo eravamo amici ma poi ci siamo messi contro. Sapeva essere buono nonostante tutto." gli dissi guardandola.

"Mi fa male il fatto che io non sia mai stata sua figlia." mi rispose guardandomi con gli occhi pieni di lacrimoni.

"Cerca di vederla diversamente, sarai sempre figlia di John, è lui che ti ha cresciuta, è lui che ti ha amata come sua figlia, questo non cambierà mai perché sei tu sua figlia ed è lui tuo padre, il resto non conterà mai nulla se non per geni." le spiegai mettendole un braccio attorno alle spalle riscaldandola un po'.

Poggiò la testa sulla mia spalla: "Grazie." mi disse.  "Quando te la sentirai vai a chiedere scusa a tua madre, sta già male così." dissi forzatamente.

Ci alzammo e ci incamminammo insieme all'interno della Villa. Jane era ancora lì, seduta su quella poltrona a fissare il vuoto, vidi

Jacqueline salire di sopra ma Jane non si girò neanche per fermarla o andarle dietro.

Mi misi difronte a lei ed è lì che mi guardò negli occhi e si alzò: "Domani ci saranno i funerali e sarà pieno di fotografi e quant'altro, John ha avuto un incidente." mi disse.

"Chiuderemo l'azienda solo per qualche giorno." dissi io e lei non obiettò.

"Adesso vai a casa e dormi." mi disse lei. La tirai verso di me avvicinandola molto e la guardai negli occhi: "L'hai ucciso, adesso vai avanti."

"Non volevo ucciderlo." mi disse lei distogliendo lo sguardo con tono freddo. "Potevi scegliere di non farlo anche se sarebbe venuta a galla la verità ma tu l'hai fatto lo stesso." gli risposi.

Mi spinse via e la riafferrai dal braccio: "Adesso cosa c'è?!" le chiesi innervosito dalle sue reazioni.

"Non ho bisogno che tu me lo ricorda ogni maledetto giorno della mia vita, hai capito?!" mi urlò. "È la verità!" alzai anch'io il tono.
"La verità tienila per te." continuò ad urlare.

Stavo per urlarle altro, parole più gravi e forti ma mi controllai, lasciai la presa dal suo braccio e andai verso l'ingresso.

Aprii la porta e la chiusi sbattendola verso di me andando via.

Da un lato la capivo, sapevo cosa si provava ed ero a conoscenza la durata di quel periodo buio e tormentato con la stessa scena in mente per mesi.
Solo dopo molto tempo sono riuscito ad andare avanti ma sono cambiato in peggio.

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IL GIORNO DOPO
JANE

Nel corso della notte mi svegliai più volte ma poi riuscii a dormire bene per qualche ora fino alle ore nove del mattino.

Il mio sonno venne interrotto dal telefono che squillava, allungai la mano, aprii gli occhi e lessi sullo schermo un numero sconosciuto, risposi: "Pronto."

"Signora Fox buongiorno, sono delle onoranze funebri, a che ora può venire in sede? La salma è qui, deve solo portarci gli abiti che suo marito avrebbe preferito indossare o altri oggetti che preferisce."

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora