Jane...Jane Fox

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VLADIMIR FOX

Sono abituato alla vita notturna, beh sono abituato a tante cose.

Ma quella che amo di più è il sangue.

Accelerai a quel pensiero.

In Russia ho un lavoro ben preciso: uccidere.

Lavoro per mio padre, il caro Adrian Fox.

L'uomo dal cuore tenero che però ha due facce, che in pochi conoscono.

Beh io la conosco molto bene, la faccia crudele e nera del suo cuore.

Uccidevo chi voleva, mi spediva delle cartelle con tutte le informazioni necessarie ed io eseguivo gli ordini.

Ma attenzione, li eseguivo perché volevo farlo, non perché dovevo.

Sapevo uccidere, sapevo combattere, sapevo lacerare la pelle con più velocità e conosco il corpo umano meglio di chiunque altro.

Sapevo l'esatto organo, l'esatto punto per far soffrire maggiormente la vittima.

Sapevo tutto.

Mettere fine ad una vita era ciò per cui vivevo.

Era notte e tramite le mie spie, sapevo che Jane era nel suo attico nuovo e non nella sua Villa.

Volevo dare un occhiata.

Arrivai di fronte al suo cancello, sborsai due begli assegni a quelle guardie ed entrai con facilità.

Parcheggiai, tolsi il casco e una guardia mi aprì.

Cazzo.

Quella si che era una villa ultra-miliardaria.

Era praticamente enorme con design perfettamente moderno.

Mi avvicinai ad un quadro in particolare.

Era appeso al centro di una parete: c'era sua figlia, lei e il suo defunto ex marito.

Mio padre mi aveva parlato molto di lei, della sua personalità in particolar modo.

Amava il sesso, l'alcool e il lavoro.

Aveva una personalità fredda, rabbiosa e rancorosa, insomma nulla di così brutto no?

Salii al piano di sopra, nella sua cabina armadio.

Frugai tra i cassetti: Rolex e Cartier in quantità esagerata.

Vestiti, abiti e indumenti solo di marca, non c'era nulla di normale, persino borse e scarpe.

Vidi un quadro, un quadro che lasciava poco spazio all'immaginazione.