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JANE

I miei occhi vispi fissarono quegli shot che stava riempiendo Adrian

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I miei occhi vispi fissarono quegli shot che stava riempiendo Adrian.

Ripuntai il mio sguardo sul russo.

"Per tua fortuna, ho finito di bere."

"Bene." disse.

"Usciremo dalla scala di sicurezza, e nessuno dovrà vederci di conseguenza non salutare nessuno, papà saprà cosa dire."

Mi passai una mano tra i capelli, volevo solo dormire o andare con qualche uomo.

Adrian ci raggiunse, buttò giù uno shot e riprese a guardarci.

"Miraccomando, stavolta il lavoro è di Jane."

Sarebbe toccato a me dunque farlo fuori, meglio.

Alzò lo sguardo e pronunciò con sicurezza: "Ora."

Vladimir seguì alla lettera ciò che disse suo padre, mi afferrò con forza e uscimmo con una velocità incredibile.

Eravamo nella scala di sicurezza.

Scendemmo e con una scorciatoia entrammo in un altro parcheggio, che non avevo mai notato.

C'erano tre mercedes Classe G che ci stavano aspettando, erano piene di guardie tranne una.

Mi fece cenno di salire su una di quelle, mise in moto e partì.

Non ero agitata, era un istinto animale che usciva fuori dal mio corpo e non vedeva l'ora di sfamarsi.

Girai lo sguardo su quella mano sicura che teneva il volante come se fosse un semplice giocattolo.

Quella presa stretta, quello sguardo incazzato con il mondo senza alcuna ragione e la posizione eretta con cui guidava.

Cominciò a piovere, brutto segno.

Frenò in una strada alquanto vecchia e buia

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Frenò in una strada alquanto vecchia e buia.

Aprì il cruscotto e prese una valigetta.

"Prendila, capirai dopo."

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora