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                                    JANE

Le guardie presero sia le mie valigie che quelle di Rivera, scendemmo dal jet ed entrammo subito in un suv.

Dal finestrino vidi una marea di donne scendere dall'altro jet, erano davvero tante.

Mi accesi una sigaretta e Rivera ruppe il silenzio parlando con l'autista: "Portaci alla villa del coglione."

"Vedremo cosa farà la cara Jane Fox." continuò.

Lo ignorai e passai tutto il tragitto a fumare e fissare i luoghi fuori dal finestrino.

Mi misi gli occhiali da sole, ero scossa, mi sentivo male e mi mancava l'aria.

Presi il telefono, tolsi la modalità aereo e chiamai immediatamente Jacqueline, avevo venti chiamate perse da lei.

La chiamai subito e poggiai il telefono all'orecchio con le mani che tremavano, rispose subito:

"Mamma cazzo ma che fine hai fatto?"
Feci segno all'autista di accostare immediatamente, Rivera mi guardò stranito.

Scesi dalla macchina in mezzo ai campi fioriti che c'erano in quel posto con difronte il mare.

Avevo il vento tra i capelli e la brezza marina nelle mie narici che mi davano una sensazione di sollievo mai provata prima, che durò ben poco.

"Jacqueline scusami, sono dovuta partire per lavoro per un emergenza." risposi con voce debole.

"Mamma va tutto bene? Per favore non mentirmi." disse lei con una voce preoccupata.

"Jacqueline mi dispiace tanto." dissi guardando il mare togliendomi gli occhiali da sole.
"Ma di che stai parlando??" chiese.

Attaccai la chiamata, mi misi il telefono in tasca e le mie guance si riempirono velocemente di lacrime, lacrime mai versate in tutti quegli anni.

Non ero una donna fragile, non lo ero mai stata.

Mi girai mentre mi asciugavo le lacrime e dietro di me c'era proprio lui, Alexander.

"Ritorniamo a New York." disse mentre con il pollice fece per asciugarmi l'ultima lacrima.
"No, ci andremo." risposi guardandolo.

Quel suo tocco era così delicato ma allo stesso tempo forte e pressante.

Ritornammo in auto e preparammo le armi con i dovuti proiettili.

Dopo una mezz'ora buona arrivammo davanti ad un cancello nero altissimo, ci aprirono e accostammo in un parcheggio immenso accanto alla villa altrettanto grande.

Le guardie di Rivera erano in altre macchine dietro la nostra, scesero ed iniziarono a sparare senza mai fermarsi.

Un proiettile attaccò anche la nostra auto, Rivera mi afferrò e ci sistemammo vicini con il suo braccio che mi teneva stretta a lui sulla mia schiena.

"So cavarmela anche da sola."
"Sta' zitta." replicò lui.

Sapevo benissimo che Rivera aveva una buonissima squadra di cecchini e quant'altro, le guardie di John erano solo dei piacioni buffoni.

Dopo un ora incessante gli spari cessarono, i rumori sparirono e io e Rivera ritornammo seduti e iniziammo a guardarci intorno: corpi senza vita sparsi ovunque.

Una guardia si avvicinò al nostro finestrino facendo dei strani segni.
"Bene, tutti morti tranne John, è legato."

Guardai la pistola, la afferrai e scesi dall'auto con Rivera che mi seguiva con le sue guardie.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora