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JANE

Ero pronta, Rivera camminava accanto a me tenendomi stretta con una mano sulla mia schiena

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Ero pronta, Rivera camminava accanto a me tenendomi stretta con una mano sulla mia schiena. Era passato un mese e le cose tra noi andavano a gonfie vele.

Probabilmente perché eravamo uguali su molti aspetti sbagliati e tossici della vita che conducevamo insieme.

Ogni notte era fatta di passione, era travolgente e incredibilmente folle. Ci completavamo.

Quella sera avevamo una cena aziendale per la promozione di nuovi marchi importanti e tante altre collaborazioni.

Ci fermammo davanti all'entrata e mi avvinghiai al suo collo con fare violento rubandogli un bacio molto passionale tra paparazzi nascosti e poche persone che ci erano vicine.

Entrammo all'interno e l'intero locale era stato riservato appositamente per il mio evento.

Vidi Adrian e lo fissai facendogli un cenno arrogante e altezzoso accompagnato da un leggero sorriso assolutamente forzato e falso.

Mi guardai intorno e conoscevo maggior parte di tutte quelle persone, soprattutto uomini.

Tutti iniziarono a fissarmi dopo aver varcato quella porta, andai verso il mio tavolo mentre Rivera rimase a parlare con un collaboratore.

Mi sedetti accanto ad un direttore nominato appositamente da me, li nominavo tutti io ma lui era molto bravo e in gamba e non avevo questa considerazione di tutti nella mia azienda.

Il dj iniziò con la musica e i tavoli in tutto il locale si riempirono di vino e qualsiasi alcolico.

Mi guardai intorno, maggior parte delle persone erano tutte in pista a ballare a ritmo ma di Alexander nessuna traccia.

Mi alzai, lo cercai nella toilette ma niente e uscii fuori, varcai la porta e la strada era deserta e non c'erano neanche i paparazzi.

Guardai due figure, una maschile e una femminile nel parcheggio privato di fronte al locale.

Erano poggiati al muro che parlavano e quello lì era proprio Rivera.

Ero sul punto di amarlo, stavo quasi per innamorarmi di quell'uomo e se questa fosse una sgualdrina non so cosa avrei potuto combinare.

Attraversai la strada, raggiungendo quelle due figure, era accanto ad una bionda a parlare molto tranquillamente.

Lo fissai leggermente interdetta e mi irrigidii parecchio, le mie ossa si immobilizzarono e diventarono puro ghiaccio.

"Jane stavo per entrare, dovevo risolvere una questione." disse lui.

Li fissai entrambi per poi soffermarmi su di lui: "Vattene." dissi con tono duro.

Mi girai ed uscii dal parcheggio, vidi un ombra ma non avevo voglia di vedere un altro stupido paparazzo.

Mi sentii afferrare il polso, mi girai e incrociai gli occhi di Alexander: "Sono troppo innamorato e pazzo di te per tradirti con una ragazzina inutile."

"Non mi toccare." dissi con tono agghiacciante.
Ritornai a fissare quella ragazzina bionda che poteva avere meno di vent'anni.

Quando i miei occhi misti a ghiaccio e rabbia incrociarono i suoi, lei abbassò il capo evitando il mio sguardo.

"Ok va via, ne parleremo dopo." disse Rivera girandosi verso la ragazza che scomparve quasi subito senza proferire parola.

"Hai intenzione di rimanere qui o andiamo a ballare io e te?" disse cingendomi la vita.

"Entra, arrivo fra poco." dissi mentre mi accendevo una sigaretta.

Fece come dissi e lo guardai rientrare.
Non so chi fosse quella ragazza ma lo avrei scoperto in poco tempo.

Alzai lo sguardo sul cielo, quel cielo che non guardavo mai per non aprire quella fessura di dolore dentro di me.

Abbassai lo sguardo e vidi un uomo uscire dal parcheggio privato che non faceva assolutamente parte della mia azienda.

Aveva un completo scuro e degli occhiali da sole che lo rendevano ancor più cupo nonostante fosse tarda sera e gli occhiali da sole non erano un accessorio ben visto.

Camminava con sicurezza verso il locale, il mio respiro si fermò improvvisamente.
I miei sensi ebbero un abbaglio.
Il mio cuore aumentò i battiti.

Il mio cervello ebbe dei flash pieni di ricordi.
Non potevo crederci.
Non poteva esser vero.
Era morto.

Morto più di vent'anni fa.
Avevo anche visto la sua lapide.

Si fermò a un metro davanti alla mia figura, lo osservai con molta attenzione.

Mi avvicinai alla sua figura e gli tolsi gli occhiali.
Distolsi immediatamente lo sguardo, quegli occhi neri e scuri erano proprio come li ricordavo.

"Tu dovresti essere morto." dissi mettendogli una mano sulla sua guancia per poi scendere sul suo collo. "Dovrei." disse.

La sua voce mi fece venire i brividi.
Gli passai un dito sulle sue labbra, toccai la sua barba come disegnata e il mio cuore perse un battito.

Mi guardava impassibile e quando poggiò la sua mano lentamente sul mio addome disse: "Cosa ti ricorda?" con quella voce assolutamente rauca.

Ricevetti una coltellata e feci un passo indietro.
In quel momento capii che non aveva buone intenzioni, il suo ritorno.

Non ci stavo capendo niente ma quando mi girai verso l'entrata vidi Rivera su tutte le furie mentre usciva dal locale.

Ero ancora scossa da quel gesto e anche tanto, le mie mani iniziarono a tremare un po' e Alexander se ne accorse.

Vidi che sorrise leggermente e mi ricomposi, non gli avrei dato alcuna soddisfazione, mai.

"Jane che succede?" chiese Alexander.
"È un nuovo addetto alla sicurezza privata." risposi prontamente.

Entrai dentro con Alexander, non mi voltai assolutamente indietro.

Stavo morendo dentro, volevo morire cazzo.
Non poteva essere reale una cosa del genere.

Il mondo attorno a me girava a rallentatore, la musica mi rimbombava nella testa e avevo il respiro molto pesante.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora