JOHN
Quello che lei non sapeva, o che non aveva capito, è che avevo finto tutto il tempo, avevo messo in conto che in un modo o nell'altro sarebbe arrivata fin qui, nella mia isola privata con quel bamboccio.
Era raro che lei ci cascasse ma stavolta avevo
vinto io.Afferrai velocemente la pistola poggiata sul pavimento già carica, la afferrai dalla nuca tirandola a me e tenendola bloccata le puntai la pistola alla testa posizionandola verso Rivera e i suoi uomini.
"Fuori o la ammazzo." dissi mentre lei era ferma.
"Non esiste figlio di puttana, lasciala immediatamente." disse Rivera."Ti sei già affezionato? Ah allora ha già manipolato anche te!"dissi con tono non sorpreso.
"Quanto ti vorrei ammazzare." disse lei finché non strinsi di più il mio braccio sulla sua gola.
"John cosa vuoi?" disse Rivera."Uscite fuori o la ammazzo e se provate solo ad entrare dentro innescherò delle bombe collegate a questa Villa." risposi prontamente.
Beh credevano fossi coglione? Avevano sbagliato tipo di uomo.
Uscirono fuori chiudendo la porta ma sicuramente ci stavano spiando da qualche buco o finestra.
Volevo parlare con lei, ero stanco di quegli attacchi a vuoto per vendicarci a vicenda, non eravamo stabili, continuamente in conflitto, un conflitto senza interessi.
Era arrivata l'ora di parlare e chiarire, qualora lei volesse farlo, altrimenti sarebbe continuata la guerra.
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JANEFinalmente mollò la presa e iniziai a tossire finché non mi girai verso di lui: "Non ero qui per ucciderti, sono venuta fin qui per farti capire che quel divorzio ha un senso."
Iniziò a ridere per poi ritornare immediatamente serio: "Se vuoi che questo divorzio abbia un senso voglio che da adesso conduciamo due vite separate, unite solo per nostra figlia." mi disse lui, lo guardai stranita per un po'.
Lui continuò: "Facciamo i genitori, nient'altro. Certo per quanto mi riguarda ai miei occhi sarai sempre qualcosa di grande, non rimarrai mai solo la madre di mia figlia."
"Avremo un rapporto civile." risposi guardandolo.
"Sei in gamba e non ho potuto congratularmi per l'azienda, non ho avuto modo prima." mi disse lui avvicinandosi a me."Salutiamoci come dieci anni fa." disse mentre mi avvolse le sue braccia attorno alla mia schiena stringendomi a lui.
Lo guardai negli occhi per poi distogliere lo sguardo: cosa cazzo stavo facendo?!
"Jane" disse richiamandomi, girai lo sguardo fissando i miei occhi nei suoi.
Misi le mie mani sulle sue spalle muscolose: "Perché siamo così...affettuosi dopo un divorzio."
"Perché siamo due teste di cazzo Jane." mi disse lui avvicinandosi alla mia fronte, premette le sue labbra contro la mia fronte che mi riportò indietro anni.
Nonostante tutto, mi sentivo come all'inizio: protetta, tranquilla e amata.
"È finita davvero Jane?" mi chiese guardandomi.
"John non sarebbe mai finita se non avessi più commesso quegli errori." risposi accarezzandogli la nuca."Allora facciamo che io mi prendo del tempo, se mi riterrai cambiato allora sarai tu a decidere."
"Bene, lo vedremo." risposi, ci guardammo e sorridemmo, ero arrivata qui con l'idea di farlo fuori e invece il cuore si era intromesso, cosa che non avevo mai permesso in vita mia, ma come si dice...al cuor non si comanda.
"Tornerò a New York." disse.
Annuii senza dire nulla, mi tirò verso di lui e ci abbracciammo forte rimanendo così per vari minuti, in quell'abbraccio era come se ci fossimo ritrovati.
Io non ero una da abbracci o da sorrisi romantici ma era così strano quel momento.
Ci salutammo senza dire nulla, uscii dall'ingresso trovando Rivera poggiato ad un muro con lo sguardo fisso nel vuoto con quell'aria costantemente incazzato con il mondo intero.
Camminai verso di lui finché non alzò lo sguardo: "Non ce l'hai fatta." disse con tono duro.
"Tu sei stato in gradi di uccidere tua moglie impedendo a tuo figlio di avere una madre, io non ho quella forza, Rivera." gli risposi guardandolo.
Con quella frase ebbi l'impressione di averlo ucciso, mentalmente ed emotivamente.
Mi fissò a lungo, scese giù guardandomi i tacchi per poi percorrere la linea delle mie gambe magre e toniche, fissò il mio sguardo sulla mia scollatura per poi guardarmi finalmente negli occhi: "Sei fortunata, ti avrei uccisa da tempo."
Si allontanò verso la macchina, entrammo e l'autista partì uscendo via da quella villa.
Squillò il mio telefono, risposi subito, era Logan.
"Non fare capire niente che ti sto parlando, fingi che sia un tuo assistente, è molto furbo attenta.""Brad ti avevo avvertito per quei documenti, devi trovarli immediatamente." dissi con tono infastidito.
"Jane è importante che tu adesso mi ascolti, dove sei ora? Se stai andando verso il jet dimmi sì."
"Sì." risposi con sicurezza, vidi che mi stava guardando ma rimasi sicura continuando a parlare al telefono con Logan.
"Ho fatto hackerare il suo telefono, vuole portarti in una delle sue proprietà in montagna, stai molto attenta Jane."
"Ne sei sicuro?" dissi guardando fuori dal finestrino.
"Jane non fare passi falsi, non sfidarlo e non provocarlo, non ha una buona sanità mentale.
Cerca di rimanere calma e fredda, non so cosa voglia da te e perché lo stia facendo."
Attaccai la chiamata e chiamai immediatamente Jacqueline sempre sotto il suo sguardo attento che io ignoravo totalmente.
"Mamma."
"Tuo padre sta bene."
"Cazzo davvero?? Come lo sai? Lo hai visto?""No Jacqueline, l'ho chiamato e sta bene." risposi
Attaccai anche quella telefonata e avevo un dolore terribile alla schiena, quei sedili scomodi in pelle, le poltrone del jet poi erano peggio.Mi misi una mano dietro la schiena inarcando la schiena, mi girai verso di lui, lo sfidai con lo sguardo, non avevo paura di quel cretino sexy anche se era piuttosto potente.
Scendemmo dall'auto, le guardie fecero lo stesso e
presero le nostre valigie e salimmo sul jet.

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Jane...Jane Fox
RomanceJane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende. 🔞 ⚠️ASSOLUTAMENTE VIETATA LA COPIATURA DI IMMAGINI O DETTAGLI INERENTI ALLA STORIA.⚠️