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JANE

Era legato ma sul suo viso non regnava il timore

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Era legato ma sul suo viso non regnava il timore.

Non aveva l'area di un uomo intimorito da una donna con in mano un coltello davanti a lui.

"Te lo ripeto per l'ultima volta, per chi lavori?"

Vidi sul suo volto un indecisione, sul parlare o meno.

Abbassò lo sguardo, lo rialzò e mi fissò.

"Non parlo."

Mi morsi il labbro e senza esitare spinsi la lama del coltello sopra il suo ginocchio.

Emise dei gemiti e distolse lo sguardo dal mio.

Mi avvicinai al suo viso cercando il suo sguardo.

"Finirai per morire se non aprirai quella bocca."

Doveva essere consapevole che l'avrei ucciso.

"Non sono un infame."

"Nessuno lo è, dovresti però tenere di più alla tua vita, che a quella del tuo capo." dissi.

"So che lo ami." disse esitante per il dolore.

Forse avevo capito ma non ne ero sicura.

"Amo tante persone." dissi ironicamente.

"Ho detto abbastanza." disse.

Lasciai il coltello sul braccio di una poltrona non molto lontana da me.

Mi avvicinai alla sua giacca e frugai nelle sue tasche interne.

Se avessi trovato il telefono magari ci sarebbe stato qualsiasi indizio, un semplice messaggio o immagine profilo.

Lo afferrai.

"Maledizione." esordì l'uomo.

Lo accesi e sullo schermo c'erano quattro chiamate perse.

Accanto alle chiamate perse c'era un nome: Alexander.

Di Alexander ce n'era solo uno.

"Alexander chi?" chiesi afferrando di nuovo il coltello.

Gettai il telefono all'aria dalla rabbia.

"Non lo so."

Infilai tutta la lama del coltello all'interno del suo addome, i miei nervi erano scoppiati.

Amavo la rabbia e quello stritolamento della sua carne che faceva fuoriuscire il sangue vivo.

"Alexander chi?!" urlai.

I suoi gemiti mi stavano dando estremamente fastidio e sapevo che avrei finito per ucciderlo.

"Morirai se continuerai così." sussurrai al suo orecchio con voce irritata.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora