JANELo guardai:"mi stai dando ordini?"
"Jane non ho tempo da perdere" mi disse con un atteggiamento contrariato e seccato.Mi alzai camminando verso la porta e girai la chiave impedendo a lui una possibile uscita.
"Jane cazzo te ne devi andare!" mi urlò.Gli diedi uno schiaffo, lo sbattetti al muro e gli misi una mano al collo: "dovevi tenere la fogna chiusa."
Lui era abituato quando stavamo insieme ai miei attacchi di rabbia improvvisi, sfogavo sempre tutta la rabbia su di lui.
"Doveva saperlo, mi sentivo in difetto, non me ne fregava un cazzo di un proiettile."
"Sono solo cazzate le tue, dovevi pararti il culo."
Lo mollai con rabbia e presi la mia borsa dalla scrivania."Aspetta." disse lui con tono autoritario.
Mi girai ed era di fronte a me: "Jane se avessimo avuto quel bambino pensi che saremmo rimasti insieme?"A quella domanda tutto il mio gelo crollò, non avevamo mai affrontato questo argomento.
Avevo gli occhi lucidi ma continuai a far finta di niente cercando di mantenere salda quella corazza: "questo glie l'hai detto?"
"Assolutamente no." rispose afferrandomi da dietro la schiena e tirandomi verso di lui.
Mi abbracciò e mi strinse a lui: "Ogni mattina mi svegliavo e ti toccavo la pancia e tu ti giravi di spalle perché ti dava fastidio."
Feci per indietreggiare, non me la sentivo di affrontare quell'argomento.
"C'è chi nasce e c'è chi muore." dissi con gelo.
Notai che mi guardò inerme, come se sperasse in un mio crollo: "Cazzo sei sempre così distaccata Jane, tu devi affrontare questa cosa, ti chiudi."
Gli tolsi le mani dalla mia schiena e mentre uscivo dissi: "vai a fanculo."Percorsi il lungo corridoio e uscìi, entrai nel ristorante e salutai con superficialità delle persone che pregavano in una mia considerazione nei loro confronti.
Andai verso la mia auto e vidi un uomo alto e brizzolato poggiato alla mia auto, non riuscivo ad intravedere il suo volto.
Con le unghia rosse fuoco feci un po' di rumore sull'auto quando si girò di scatto e immediatamente ci abbracciammo.
"La mia bellissima nipote." mi disse sorridendo.
"Tesoro io devo parlarti di una cosa importante."
Entrammo in macchina e mi girai verso di lui.Mio zio era un uomo vedovo, aveva solo un figlio che era un caso perso ma possedeva la ricchezza più grande di New York, era un imprenditore importantissimo e la sua azienda ogni anno fatturava tantissimi, forse anche troppi soldi.
"Sai bene che tuo cugino è un povero a nulla, licenziati e prendi il mio posto." mi guardò pregandomi con gli occhi.
"Zio cosa stai dicendo, è troppo."
"Ma cosa dici tesoro io ti consiglierò, starò al tuo fianco."Non capivo perché così all'improvviso, mi sentivo frastornata: "tua moglie aveva delle figlie con quel tizio strano, chiedi a loro."
"Cavolo Jane, secondo te perché ho chiesto a te?? Sei decisa, egoista, distingui tutti gli aspetti e posso elencartene altri, ti lascio fino a domani pomeriggio per pensarci."
Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte, scese dalla macchina ed entrò nell'auto accompagnato dal suo autista.
Misi in moto e il cervello sembrava che stesse andando a fuoco, pensai a trecento cose, a quello che avrei potuto e non potuto fare, al mio tempo libero e a tante altre cose.
Mentre guidavo notai un uomo elegante e bello che stava attraversando la strada, avrebbe potuto avere 36 o 37 anni.
Di solito erano gli uomini che notavano me ma rimasi a guardarlo per un po' di secondi mentre camminava a passo sicuro parlando al telefono.
Mi morsi le labbra e accellerai scacciando via
pensieri impuri.
Erano le 23:45, decisi di ritornare a casa, percorsi la strada e parte del viale a circa 160 km/h.Parcheggiai, presi la borsa e scesi dall'auto sotto gli occhi delle guardie che avevo assunto io e degli sguardi assassini e affamati delle altre guardie di John.
Lanciai la borsa a quella stralunata della domestica, salii al piano di sopra e mi avvicinai alla porta dello studio di John, entrai.
Era seduto sulla sua poltrona al telefono.
Mi vide e mi guardò per bene, mi sedetti alla poltrona accanto alla sua: "pensavo dormissi"
"non avevo sonno" disse lui."William Fox mi ha chiesto di prendere il suo posto" dopo quella frase si risistemò sulla poltrona: "tuo zio?"
"Si." risposi
"Dovresti accettare, hai le competenze necessarie per poter essere a capo di un ambiente di quel calibro."
Lui si alzò e mi prese dai polsi facendomi alzare, mi avvolse le sue possenti braccia attorno alla mia schiena dicendomi: "accetta Jane."
"Ci penserò" dissi mentre mi staccavo da lui e uscì chiudendo la porta.

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Jane...Jane Fox
RomanceJane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende. 🔞 ⚠️ASSOLUTAMENTE VIETATA LA COPIATURA DI IMMAGINI O DETTAGLI INERENTI ALLA STORIA.⚠️