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COLIN

Eravamo in quel gran salone, soli, con due bicchieri di whiskey l'uno seduto accanto
all'altro.

"Ci sono donne nella tua vita?" mi
chiese con quel tono seducente e glaciale
allo stesso tempo.

Mi girai e la fissai: "Avventure." risposi vago.

Vidi una certa disapprovazione sul suo viso,
le misi una mano dietro la schiena tirandola verso di me.

"Colin." esclamò bevendo un altro
sorso.

"Ti sei data da fare in questi mesi eh?"

"Perché non dovrei?" disse fredda poggiando
il bicchiere sul tavolino.

La tirai dal collo verso il mio viso: "Hai finito?" dissi.

Non le diedi neanche il tempo di ribellarsi o controbattere, premetti con arroganza e prepotenza le mie labbra contro le sue.

Le nostre lingue iniziarono a danzare con movimenti incontrollabili e violenti.

Si mise a cavalcioni su di me, toccai il suo corpo lineare e tonico e scesi a baciarle il collo.

Mi iniziò a sbottonare la camicia velocemente per poi togliermela, la sollevai e la gettai stesa sul divano.

La mia erezione stava per scoppiare
nei miei pantaloni, li sbottonai e le alzai il vestitino corto che indossava.

Mi sentii afferrare dal collo e con la sua mano
mi tirò verso il suo viso fissandomi: "In onore dei vecchi tempi." disse con tono provocante.

La penetrai con forza cogliendola di sorpresa e iniziò a gemere.

Quei gemiti che solo lei sapeva fare, così sensuali e provocanti.

I nostri corpi si muovevano in totale sintonia,
continuai a spingere con forza e violenza, iniziai ancora a limonarla con voracità mentre lei gemeva nella mia bocca.

Mise le sue braccia dietro la mia schiena iniziandola a graffiare.

"È questo il tuo massimo?" gli dissi provocandola, incitandola.

"Non provocarmi." disse con voce sexy e a tratti affannata, spinse le sue unghie quasi dentro la mia carne graffiando più in profondità, la afferrai con forza iniziandola a sbattere con molta violenza e velocità.

Venimmo entrambi, ci baciammo a lungo per poi sistemarci.

Mi sistemai i pantaloni e mi rialzai rimettendomi la camicia.

La guardai mentre si passava una mano tra i capelli e si risistemava il vestitino inguinale.

La osservai compiaciuto finché non si girò accorgendosi di quanto la stessi fissando.

"Qualche problema?" chiese mentre si
accendeva una sigaretta.

"Nessun problema." dissi avvicinandomi.

La avvolsi tra le mie braccia e ci fissammo a lungo, i nostri sguardi parlavano una lingua
diversa dalla nostra, una sorta di codice segreto a noi ignoto.

Presi la mia giacca: "Buonanotte." dissi girandomi a fissarla mentre mi incamminavo verso l'ingresso: "Buonanotte a lei." disse lei mentre fumava la sua sigaretta.

Uscii chiudendo la porta e la guardia mi fece segno di girarmi ma non capendo quel movimento poco chiaro e strano non lo feci.

Mi accesi una sigaretta finché non sentii una voce maschile a me molto nota: "Fermati."

Mi girai e vidi Alexander Rivera, proprio lui, appoggiato ad una parte vicina ad una vetrata aperta.

Continuai a guardarlo.

"Jackland sai che diventerà mia moglie vero?"

"Io so tutto." dissi con tono intimidatorio.

Mi avvicinai a lui a passo lento e tranquillo: "Arriva al punto, non ho tempo da dedicarti." dissi arrogantemente.

"Stai molto attento con me, caro Colin." disse continuando: "Il mio territorio, è il mio territorio."

I miei occhi si annebbiarono, lo presi dal collo dandogli un fortissimo pugno tra il labbro superiore e il naso per poi dargli un forte calcio nell'addome.

Fece dei ghigni di dolore e incominciò a venire verso di me: "Figlio di puttana!" disse urlando.

In quel momento la porta d'ingresso si aprì e vidi Jane uscire, schivai il suo pugno per dargliene altri due facendolo cadere.

Posizionai la punta della mia scarpa sulla sua gola spingendo: "Fermo cazzooo!" urlò dolorante.

"Non rompermi più i coglioni o la prossima volta non ne uscirai vivo." dissi ancora incazzato.

Lo afferrai dal colletto della camicia facendolo rialzare, lo scaraventai sulla portiera di un auto parcheggiata e mi avvicinai molto a lui.

"Colin." disse Jane camminando verso la nostra direzione.

Continuai ignorandola: "Io non ho bisogno di guardie, delle tue puttanate inutili.
Prova un altra volta a interferire, non me ne frega un cazzo di chi tua sia se il marito o il nonno ma ti ammazzo con le mie mani." dissi urlando.

Mi guardò mentre sanguinava dal naso e dal labbro: "Vedrai cosa ti succederà." disse mentre
entrò in casa dolorante.

Mi girai verso Jane: "Ma che cazzo fa lui qui? disse lei urlando girandosi verso le sue guardie.

"Quando dico che una persona non deve entrare non dovete farla entrare, imbecilli!" continuò sbraitando e le guardie abbassarono tutte lo sguardo.

Mi guardò per poi girarsi e rientrare.

Jane...Jane FoxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora