JANE
Ero appena entrata ai piani superiori dei miei uffici, quella mattina mi sentivo molto stanca rispetto al solito, probabilmente dovuto al lavoro.
O dovuto anche ai demoni interiori che non mi lasciavano più ormai da mesi, o quasi da tutta la mia vita infernale, incredibilmente infernale.
Una vita vissuta nel lusso, con gli oggetti più esclusivi, con tanti uomini ma non aveva avuto realmente alcun senso la mia vita.
Non ero mai stata in grado di avere un intuito materno, un bene materno e di conseguenza non potevo considerarmi chissà che madre.
Per quanto riguarda gli uomini ero abile in questo, sapevo i talloni d'achille degli uomini, i loro punti di forza ma ero più brava a scoprire i loro punti di debolezza inconsapevolmente.
Non mi preoccupai di girarmi verso la vetrata di Alexander per vedere se fosse già in ufficio.
Entrai nel mio ufficio sotto gli sguardi d'invidia e d'ammirazione che mi circondavano.Mi sedetti e la mia giornata iniziò con chiamate, approvazioni, conferme, sfuriate nei confronti degli stagisti nuovi e tanti documenti.
Solo una persona apriva la porta senza bussare: Alexander Rivera, entrò, chiuse la porta dietro di lui: "Buongiorno." disse con aria di sfida.
Alzai lo sguardo e gli feci un cenno ma senza scomodarmi più di tanto.
Oggi aveva un atteggiamento molto superiore, più del solito: "Per le 17 pronta, abbiamo un intervista prima del matrimonio."Sorrisi provocatoriamente e mi alzai, dalla mia poltrona imponente, lentamente. Avanzai verso di lui e mi passai una mano fra i capelli.
"Sai benissimo che non accetto interviste o trasmissioni televisive."
Avevo sempre rifiutato importanti testate giornalistiche e soprattutto famosissime trasmissioni televisive, non ne avevo bisogno."Andremo in televisione, saremo guardati da quasi tutta la popolazione mondiale." disse il genio. Non ci arrivava proprio.
"Alexander Rivera, stai giocando un po' troppo con il fuoco in questo periodo." dissi saccente.
Lo vidi accennare un minimo sorriso.Quel sorriso soddisfatto che odiavo, odiavo anche lui, ciò che amavo era solo il mio lavoro.
"Rivera, questo matrimonio non si farà e sai perché? Perché William Fox ci ha lasciati."Gli misi una mano sul colletto della sua camicia sistemandogliela provocatoriamente.
"Ci sono tanti altri modi per distruggerti."disse.Puntai il mio sguardo nel suo e sorrisi con fare arrogante: "Non aspetto altro."
Aveva degli occhi tenebrosi e ipnotici e non mi accorsi che li stavo fissando più del solito."Devi venire con me adesso.." disse sussurrandomi vicino al mio orecchio.
"Devo lavorare." dissi studiandolo."Non mi importa, tu adesso vieni con me." disse prendendomi il polso. Gli risi in faccia e iniziammo a camminare verso l'ascensore.
Vidi che premette un pulsante, il più alto che si trovava sotto al pulsante per arrivare ai nostri uffici. "Che stai facendo?" chiesi, le porte si chiusero e dopo pochi minuti l'ascensore si aprì.
Ignorò la mia domanda e uscimmo dall'ascensore e vidi davanti a noi una scala ripida e alta e al di sopra una porta super blindata.
"Ora andremo in terrazza." disse freddo.
Non mi fidavo, per niente. Non avevo
avuto nemmeno il tempo di prendere un
qualche aggeggio appuntito dal mio ufficio.Uscii dall'ascensore e ignorando la vocina dentro di me che mi ripeteva che stavo facendo un enorme cazzata, iniziai a salire quella rampa.
Rivera aprì quella porta che solo a guardarla sembrava un ammasso di cemento pesantissimo ed uscimmo fuori. Mi mantenni vicino alla porta.
"Forza, vieni." disse lui facendomi cenno di raggiungerlo in fondo a quella terrazza enorme.
Questo era un edificio alto quasi più della metà di un grattacielo ed era piuttosto alto.Notai quel forte sole e quella bella giornata che illuminava New York quel giorno, e il leggero venticello che mi accarezzava la pelle, mi passai una mano tra i capelli.
Camminai nella sua direzione finché non arrivai davanti a lui e poggiai una mano sulla superficie di quel grande e spesso muretto.
"Mi spieghi cosa stai fac-..." non feci in tempo a finire quella frase. Le sue labbra inondarono le mie ed entrambe diventarono umide in poco tempo. Le nostre lingue iniziarono a giocare.
Giocavano tra loro e si intrecciavano velocemente spingendosi a vicenda. In quel bacio, in quel tocco così pressante e improvviso, dentro di me si risvegliò qualcosa e non era normale per una come me, me ne fottevo sempre di tutti.
Ci staccammo e mentre stavo per parlare intervenne subito: "Non devi dire niente."
Mi disse con tono a tratti ironico e a tratti
imponente.Lo osservai scrutandolo con attenzione, inclinai la testa da un lato con sguardo di sfida: "Alexander, io e te non ci sposeremo, e lo sai bene."
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Jane...Jane Fox
RomanceJane, Jane Fox. Da professoressa a ereditiera, una vita fatta di scoperte, di amori, di violenza e sesso sfrenato. La sua storia vi attende. 🔞 ⚠️ASSOLUTAMENTE VIETATA LA COPIATURA DI IMMAGINI O DETTAGLI INERENTI ALLA STORIA.⚠️